Fondi, nel nuovo prospetto attenti al rischio

Il documento informativo previsto dalla direttiva Ucits IV contiene un indicatore di volatilità troppo semplificato, che può essere fuorviante.

Sara Silano 03/03/2011 | 15:01
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Kiid e Srri sono due acronimi con cui gli investitori devono cominciare a familiarizzare. Kiid sta per Key investor information document, ovvero la versione rinnovata del prospetto semplificato dei fondi comuni di investimento, che conterrà le informazioni essenziali che un investitore deve conoscere prima della sottoscrizione. Srri, invece, significa Synthetic risk reward indicator ed è la misura del rischio proposta dall’Autorità europea di vigilanza sui mercati per essere inserita nel Kiid, con l’obiettivo di dare all’investitore un indicatore semplice e di facile comprensione.

Kiid, i nodi da sciogliere
L’introduzione del Kiid è prevista dalla direttiva comunitaria Ucits IV, che dovrà essere recepita a livello nazionale entro il 1° luglio 2011. Il documento è standardizzato sia nel formato sia nei contenuti e dovrà contenere l’identificativo del fondo, dettagli sugli obiettivi e la politica di investimento, il profilo di rischio/rendimento, i costi, le passate performance e le informazioni operative. Il Kiid ha il merito di uniformare la presentazione dei dati essenziali sui fondi, sostituendo i prospetti semplificati che non sempre sono chiari e confrontabili, tuttavia la concreta realizzazione ha fatto sorgere problemi interpretativi un po’ in tutta Europa. Non a caso, la maggior parte dei Paesi sta proponendo un periodo di transizione di dodici mesi (l’Italia ne ha chiesti sei), che però potrà essere applicato solo alle gamme esistenti, perché i nuovi prodotti dovranno avere il Kiid sin dal 1° luglio.

Tra i problemi sollevati dall’industria ci sono i volumi di documenti da produrre, tradurre nelle singole lingue dei mercati di distribuzione dei fondi e aggiornare ogni anno. Un altro ordine di questioni riguarda i tempi di consegna del Kiid al cliente (è necessario che ciò avvenga prima della sottoscrizione) e il deposito presso le autorità di vigilanza locali. Le società di gestione e gli intermediari dovranno organizzarsi nei prossimi mesi perché siano ottemperati tutti questi obblighi, predisponendo sistemi e risorse adeguati. Ma le criticità non finiscono qui.

Rischio troppo semplificato
Morningstar ha individuato un’area particolarmente critica: l’eccessiva semplificazione della misura del rischio. L’elemento più innovativo del Kiid è l’indicatore sintetico di rischio/rendimento (Srri), che è basato sulla volatilità e si propone di fornire un’indicazione semplice della rischiosità relativa di un fondo su una scala da uno a sette. In questo modo, esiste il pericolo che non si distinguano adeguatamente i rischi di differenti tipologie di investimento.

In un recente articolo, Paul Kaplan, direttore della ricerca quantitativa di Morningstar Europe, ha offerto alcuni spunti per avviare un dibattito che porti al miglioramento di questo indicatore. Un primo aspetto da considerare è proprio la staticità della scala di misurazione del rischio, che genera problemi quando la volatilità del mercato cambia drasticamente, come è accaduto nel 2008. L’investitore, infatti, si può trovare all’improvviso dal livello cinque al sei, cioè a un passo dal massimo di rischiosità (che è sette). Lo stesso discorso vale per gli strumenti meno volatili. Lo studio di Kaplan mostra che il Libor (che può essere preso come proxy di un’attività priva di rischio) oscilla tra il livello uno e due, per cui in certe condizioni di mercato è praticamente impossibile trovare un investimento con il grado più basso di volatilità.

Una possibile soluzione ai drammatici cambi dei mercati è quello di usare delle bande di rischio che si aggiustano coerentemente con la volatilità sottostante. Un ulteriore vantaggio di questo metodo è che permette di tenere conto della valuta di denominazione del fondo, un altro fattore che influisce sulla rischiosità.

Un ultimo suggerimento di Kaplan è quello di eliminare la parola “rendimento” dal nome dell’indicatore. “Il rischio è una condizione necessaria per ottenere un rendimento”, dice, “ma la maggior parte del rischio non è remunerata”. Non a caso la Moderna teoria di portafoglio insegna a diversificare i propri investimenti e, di conseguenza, le fonti di performance, in modo da minimizzare i rischi che non vengono remunerati.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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