Uno standard per cambiare banca

In arrivo le nuove linee guida per rendere più facili i trasferimenti delle posizioni in fondi.

Sara Silano 04/11/2010 | 14:32
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L’investitore che vuole cambiare banca o promotore avrà vita più facile. Il tavolo di lavoro, istituito all’inizio del 2010 tra i rappresentanti dell’industria del risparmio (in particolare Assogestioni, Assoreti, Abi, Anasf e Assosim) ha elaborato le linee guida per standardizzare i processi di comunicazione tra società di gestione, banca depositaria e reti distributive. Il documento è ora in visione della Banca d’Italia e della Consob (che per altro erano presenti come osservatori al tavolo di lavoro) e sarà presentato all’industria il 15 novembre.

Più flessibilità
L’obiettivo è quello di aprire il mercato dei fondi, eliminando (o almeno riducendo) le rigidità che lo hanno caratterizzato finora. Uno dei punti del documento è proprio il trasferimento delle posizioni quando il sottoscrittore vuole passare a un altro intermediario. Oggi, di norma è necessario uscire e rientrare. Nel giro di un anno (al massimo 18 mesi), questa trafila non sarà più necessaria. I fondi, inoltre, saranno dotati di una carta d’identità (da non confondere con il passaporto europeo previsto dalla direttiva Ucits IV), che conterrà tutte le informazioni operative necessarie per la distribuzione e negoziazione.

“E’ un documento di autoregolamentazione”, precisa Manuela Mazzoleni, responsabile relazioni internazionali e progetti di Assogestioni, “Quindi dovrà essere adottato dalle singole società di gestione a loro discrezione. Ma pensiamo che l’adesione sarà alta dato che è stato fortemente voluto dall’industria”.

Il ruolo delle banche depositarie
Accantonata la proposta di dematerializzare le quote e accentrarle in un unico intermediario (ad esempio il Monte Titoli), come per le azioni, che per altro era stata la prima proposta avanzata dopo il Rapporto sull’industria del risparmio della Banca d’Italia, pubblicato nel 2008; i nuovi standard sono la soluzione che, dicono gli esperti, avrà costi minori e permetterà l’apertura delle piattaforme che oggi sono ancora troppo vincolate alla relazione tra sgr e collocatori appartenenti allo stesso gruppo.

Per Riccardo Lamanna, direttore generale di State Street Bank, si tratta di un importante passo in avanti per rendere più aperto il mercato e passare da uno schema verticale a uno orizzontale, dove la banca depositaria assume il ruolo di hub, “crocevia” dei flussi. 

L’industria dei fondi italiana soffre da anni di rigidità che derivano dalle logiche di gruppo. L’apertura delle piattaforme va nella direzione di far sì che ogni soggetto della filiera sia remunerato per quel che realmente fa: le società di gestione per i prodotti, le reti distributive per i servizi di consulenza al cliente, le banche depositarie per le attività di custodia del patrimonio del fondo, calcolo del valore della quota (Nav) e fund administration a tutela degli investitori. Come ricorda Lamanna, è un ruolo delicato, che deve essere svolto senza che ci siano conflitti di interesse che possano pregiudicare il sottoscrittore finale (la banca depositaria è pagata dal fondo). Ed è ancora più cruciale se si pensa alla diffusione dei cosiddetti Newcits, che adottano strategie più sofisticate e strumenti derivati per i quali non è sempre facile stabile il prezzo.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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