BP e la sfida del dividendo

Il colosso petrolifero inglese ha promesso di staccare la cedola. Ma potrebbe non essere facile.

Marco Caprotti 01/06/2010 | 14:20
Facebook Twitter LinkedIn

BP le ha provate tutte per cercare di fermare la perdita nel pozzo Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Mentre ha abbandonato il terzo tentativo di mettere un tappo ed è passata direttamente al piano D (inserire un tubo nella riserva per convogliare il petrolio in un sito di stoccaggio, manovra che, per ammissione dello stesso gruppo petrolifero aumenterà temporaneamente le perdite nel mare), continua a fare conti e a lanciare promesse.

Dal 20 aprile (quando si è verificato l’incidente che è costato la vita a 11 dipendenti) ad oggi ha speso quasi 1 miliardo di dollari. E non ha intenzione di privare i suoi azionisti di un dividendo. La mossa è studiata in particolare per cercare di fermare l’emorragia di azionisti che, solo nella prima parte della seduta di oggi ha fatto crollare il titolo del 17% (ora alla Borsa di Londra tratta a circa 411 pence), la peggiore performance giornaliera dal 1992. Per questo nei giorni scorsi ha comunicato che non cambierà il suo livello di payout e distribuirà ai soci un totale di 10,5 miliardi di dollari. E ha aggiunto di voler mantenere inalterata questa scelta nei prossimi anni.

“I costi crescenti delle operazioni di contenimento della marea nera nel golfo del Messico, l’incertezza sui costi di pulizia futuri e per le cause legali che sicuramente verranno aperte, porta a domandarsi per quanto tempo BP sarà in grado di seguire questa politica”, spiega uno studio firmato da Catharina Milostan, analista di Morningstar che ha messo in revisione il rating sulla società. “Per ora i soldi sembrano esserci. Però ci sono da considerare gli aspetti politici della vicenda. Il gruppo inglese in futuro avrà molte difficoltà ad operare negli Stati Uniti e, presumibilmente anche in altri Paesi. Per questo, potrebbe decidere in futuro – e chissà per quanto – di non staccare la cedola”.

Un’altra strada potrebbe essere quella di bloccare altri progetti di esplorazione e continuare a pagare il dividendo. “Ma non è possibile stabilire per quanto tempo questa strategia possa essere portata avanti senza impatti sui livelli di produzione”, continua Milostan. “A meno che non vengano distribuiti meno soldi agli azionisti. Quello che avanza, potrebbe essere così investito nei pozzi esistenti per aumentare l’estrazione”.

Per qualcuno la situazione è ancora più grave: può essere a rischio la sopravvivenza stessa della compagnia. “Il costo del disastro e il crollo delle azioni rendono BP un bel boccone per chi volesse lanciare un’Opa sulla società”, spiega uno studio di Dougie Youngson, analista della società inglese di consulenza Arbuthnot Securities.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures