Per ora meglio ripararsi nel porto dei bond

Gli analisti consigliano, per affrontare la frenata in Usa ed Europa, di investire in obbligazioni.

Marco Caprotti 11/03/2008 | 08:47
Facebook Twitter LinkedIn
Saranno i bond il porto sicuro in cui ripararsi per non restare incagliati nella recessione americana e nel rallentamento europeo ed asiatico. L’indice Lehman Euro Aggregate nell’ultimo mese (fino al 10 marzo) è rimasto praticamente invariato ma in una settimana ha guadagnato quasi l’1%.

Le obbligazioni del Vecchio continente stanno registrando giornate di continui rialzi. Il Bund tedesco scadenza 2018, che fa da benchmark per tutta l’area, a fronte di un aumento della richiesta, ha visto crescere il rendimento a livelli che non vedeva da dicembre 2006. Discorso analogo, negli Stati Uniti per il Tbond a dieci anni. In sostanza, gli operatori preferiscono rinunciare a punti base di rendimento, ma essere sicuri di avere una buona protezione contro i crolli dell’azionario che si ver

ificano in questi giorni.

Ma, sottolineano, gli analisti, si tratta di una misura temporanea. Secondo un report di Morningstar la corsa dei bond, infatti, dovrebbe durare per almeno tre mesi. Scaduti i quali, però, non converrà disfarsi completamente delle obbligazioni. Una parte, anzi dovrà essere tenuta in portafoglio in ottica difensiva. Nessuno, infatti, è in grado di dire quando la tempesta scatenata dai mutui americani subprime (quelli di scarsa qualità) che ha dato il via al rallentamento globale passerà. Ma a metà anno il quadro sarà sicuramente più chiaro e, probabilmente, sarà possibile mettere in campo strategie un po’ più aggressive.

Nel frattempo gli investitori cercano di capire quale sarà l’atteggiamento delle banche centrali. L’andamento delle obbligazioni, secondo alcuni operatori, indica che la Federal Reserve nella riunione del 18 marzo abbasserà i tassi di interesse di 75 punti base. Più difficile capire che cosa farà la Banca centrale europea. L’istituto di Eurolandia nella seduta di settimana scorsa ha lasciato fermo il costo del denaro al 4%. Ma la Bce, a differenza della sua controparte americana, da sempre privilegia il controllo dell’inflazione alle necessità di crescita dell’economia. Un discorso che la Fed, normalmente non fa. Soprattutto durante una campagna elettorale dove tutti – candidati ed elettori – sono interessati a una ripresa della congiuntura.

L’Europa, inoltre, deve fronteggiare una moneta unica più forte del dollaro. Una situazione che potrebbe danneggiare le aziende dell’export. Anche per questo motivo gli investitori preferiscono vendere azioni e comprare obbligazioni.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures