Fondi di fondi, più trasparenza con Ucits III

Non è facile districarsi nelle strutture commissionali di questi strumenti che investono in quote di altri Oicr. Ma la nuova normativa, renderà più facile il confronto. Grazie al Ter.

Michela Muscio, 06/09/2005 | 13:12
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Sono 133 i fondi di fondi distribuiti in Italia, di cui solo otto di domicilio estero. Da inizio anno hanno reso mediamente il 7,7%, mentre a tre anni la performance è del 14,3%. Esistono due tipi di fondi di fondi: monomarca, dove il gestore investe in quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr) della propria casa, e multimarca, ossia caratterizzati da una composizione mista tra prodotti interni e di altre società.

Dall’analisi di portafoglio, effettuata attraverso la piattaforma Morningstar Direct, emerge che in Italia i fondi monomarca sono 30, offerti da otto società, di cui solo Carmignac Gestion estera. Quelli multimanager sono 103 fondi, distinti tra fondi di fondi che investono esclusivamente in quote di Oicr di società di gestione diverse dalla propr

ia (53) e fondi di fondi che acquistano quote dei propri comparti e non (48).

La struttura commissionale non sempre rende questi prodotti competitivi. Le fee di gestione sono in linea con le rispettive categorie Morningstar di appartenenza sia per i bilanciati, che per gli azionari e gli obbligazionari. Ma tale voce è poco rappresentativa per valutare il costo complessivo dell’investimento, perché non tiene conto delle doppie commissioni. Il sottoscrittore, infatti, paga, indirettamente, anche le commissioni dei fondi sottostanti, seppur generalmente inferiori rispetto a quelle praticate al retail. Secondo Raimondo Marcialis, direttore generale di Mc Gestioni, società del gruppo Sara, i fondi di fondi sono, comunque, più convenienti di un portafoglio fai-da-te, in quanto possono beneficiare di economie di scala e di competenze professionali nella gestione.

Tra le cause delle alte e sempre crescenti commissioni c’è l’elevata percentuale di retrocessioni al canale distributivo. Questo, spiega Marcialis, spinge a massimizzare l’efficienza, attraverso strumenti e tecniche specializzate nel controllo del rischio, per cercare di raggiungere risultati profittevoli per l’investitore. Il direttore di Mc Gestioni, leader italiana nel settore con due fondi cinque Stelle di Rating Morningstar, è convinto che “i clienti sono disposti a pagare di più a fronte di prodotti di qualità. Il problema vero si pone davanti a prezzi elevati in cambio di servizi scadenti”.

Il problema delle doppie commissioni non si presenta nel caso dei fondi monomarca i cui “costi sono “on top”, vale a dire che il cliente paga una commissione di gestione fissa, indipendentemente dai fondi sottostanti acquistati”, come spiega Alessandro De Carli, responsabile delle gestioni quantitative di Sanpaolo Imi Asset Management Sgr. “Il principale vantaggio del monocomparto sta nelle scelte di investimento che sono più direttamente controllabili dal gestore, il quale può conoscere esattamente ciò che avviene a livello dei fondi che detiene in portafoglio. Si tratta del cosiddetto approccio a “mattoncino”, dove i singoli fondi (mattoni) sono utilizzati per costruire una strategia integrata, senza “buchi” né sovrapposizioni fra le diverse asset class”.

Di parere diverso sono Oreste Auleta e Salvatore Buono, gestori dei fondi di fondi targati Fineco Asset Management Sgr, unica società di gestione che offre in Italia sia il monocomparto attraverso il sistema Vitamin, che il multibrand attraverso il sistema Bds Arcobaleno. E appartiene a quest’ultimo, Bds Arcobaleno Etico, l’ultimo fondo di fondi lanciato sul mercato a maggio 2005. “I benefici riconducibili del multimanager sono essenzialmente legati alla possibilità di raggiungere segmenti di mercato difficilmente accessibili, alla maggiore diversificazione derivante da processi di investimento diversi e alla possibilità di beneficiare delle abilità specifiche di asset manager specializzati su determinati mercati”, spiegano i due money manager. Sul fronte dei costi, Fineco AM non pratica le commissioni di gestione dei fondi sottostanti se questi sono della propria casa. Per quanto concerne il multibrand, vengono attribuite integralmente al fondo di fondi le provvigioni di gestione che gravano sui prodotti sottostanti retrocesse dalle case terze.

Sul fronte normativo, con l’affermarsi della direttiva Ucits III, verrà meno la distinzione tra fondi convenzionali e fondi di fondi, in quanto anche i primi potranno investire in quote di Oicr. Per Alessandro De Carli, i due strumenti rimarranno, comunque, distinti, considerato che i fondi tradizionali non potranno acquistare quote di Oicr tradizionali che investono in altri fondi per più del 10% del totale delle attività.

Un’ulteriore novità introdotta dalla nuova normativa riguarda il calcolo del Total Expense Ratio (Ter), indice riassuntivo dell'incidenza delle commissioni totali (ad esclusione dei costi fiscali) sul patrimonio del fondo. Il Ter è calcolato come rapporto percentuale fra il totale degli oneri posti a carico del fondo e il patrimonio medio dello stesso. Nel caso dei fondi di fondi, il Ter, che è già obbligatorio per legge ed è presente nella seconda parte del prospetto informativo, considera in modo indiretto le commissioni di gestione dei fondi sottostanti, andando queste ad incidere sul patrimonio del fondo. Alla luce delle nuove regole, le spese di management dei comparti sottostanti verranno incluse nel Ter anche in modo diretto. Così questo indicatore rappresenterà per l’investitore il modo migliore per confrontare i fondi, tradizionali e non, sul fronte dei costi.

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