Bond al capolinea

I rendimenti obbligazionari si stanno avvicinando ai livelli coerenti con l’effettivo scenario economico. Per Gabriele Bruera, amministratore delegato di Compam Funds con delega alla gestione, i rialzi non sono finiti. Perché la crescita Usa sarà più sostenuta del previsto e l’inflazione potrà riservare qualche sorpresa.

Maria Grazia Briganti 03/08/2005 | 17:24
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I mercati obbligazionari stanno correggendo i loro corsi e i rendimenti americani a lunga scadenza, in particolare, registrano un rialzo significativo. Come giudica questo andamento?

Finalmente si sta verificando quello che da tempo ci si aspettava e cioè un avvicinamento dei tassi, soprattutto quelli americani, verso i livelli di equilibrio compatibili con l’attuale ciclo dell’economia.

Le stime di crescita economica per il secondo semestre sono state riviste al rialzo con il prodotto interno lordo Usa che dovrebbe attestarsi intorno al 4%, mentre la revisione del PCE, l’indicatore della spesa

per consumi monitorato dalla Federal Reserve per testare il polso all’inflazione, è passato a giugno all’1,9%, dall’1,6% dello scorso anno. Ci avviciniamo a quel 2%, che è considerato il livello di attenzione oltre il quale la politica monetaria della Fed potrebbe non essere più neutrale, dove per neutralità intendo la necessità di alzare i tassi di riferimento fino al 4%.

Cosa ci si deve aspettare nei prossimi mesi?

Nonostante l’irripidimento della curva dei titoli decennali, i cui rendimenti nello spazio di un solo mese, da fine giugno a fine luglio, sono aumentati dal 3,91% al 4,28%, la correzione non è finita. Benché il rialzo sia stato consistente, pari a 40 punti base, il livello dei rendimenti reali e nominali negli Stati Uniti, a mio avviso, è ancora troppo basso e non si sposa con la solidità dei dati economici, primi fra tutti i bilanci positivi delle società.

In altre parole, i tassi a lunga incorporano ancora uno scenario troppo pessimistico per la crescita, e troppo ottimistico per quanto riguarda la dinamica dell’inflazione, che potrebbe, invece, riservare delle sorprese.

E in Europa?

Anche in Eurolandia il movimento verso l’alto dei tassi è stato significativo, ma di dimensioni più modeste rispetto a quello dei tassi americani. Il Bund decennale è passato dal 3,13% al 3,24%, circa la metà del rialzo dei Treasury Usa. E così proseguirà nei prossimi mesi.

Attualmente il mercato non considera più probabile un taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, ma nemmeno un rialzo, prima della metà del 2006. Così, le spinte verso l’alto dei rendimenti, se non ci sono pressioni sul fronte monetario, saranno limitate a quelle, più modeste, provenienti dal miglioramento dell’economia dell’area. Anche qui, alcuni dati positivi, come l’aumento dell’indice di fiducia tedesco, l’Ifo, ha confermato queste attese.

I fondi specializzati sul reddito fisso sono stati penalizzati e, nell’ultimo mese, la categoria perde in media circa il 3%. Qual è la strategia più adatta per chi possiede strumenti obbligazionari?

Con tutta la curva americana dei rendimenti che si è spostata verso l’alto, i fondi che avevano un portafoglio con una duration molto lunga sono andati peggio degli altri. Noi, ad esempio, siamo ancora positivi nel periodo, perché la strategia che perseguiamo da diversi mesi ci ha portato a focalizzarci sul rischio di credito, limitando al minimo la duration, che nei nostri fondi non supera i tre anni.

Quindi, dovendo scegliere, meglio l’area europea?

Sì, perché in Europa, per tutti i motivi di cui abbiamo parlato prima, i margini di forti rialzi dei tassi sono più limitati. Ma il rapporto rischio-rendimento dei titoli decennali è molto elevato: un aumento dei rendimenti pari a 10 punti base si traduce in una perdita, per un Bund a dieci anni ipotetico che quota 100, dello 0,7%. Per questo motivo, stare sulle scadenze lunghe, in questo momento, a meno di shock improvvisi, è molto rischioso.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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