Gli hedge fund sottraggono quote ai fondi

Tre gestori su quattro sono convinti che la crescita dei prodotti alternativi eroderà la quota di mercato dei fondi comuni. Solo il 25% pensa che invece non intaccheranno i prodotti del risparmio gestito tradizionale.

Germana Martano, 24/06/2004 | 11:26
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Se in questi mesi l’attività legata agli hedge fund è scoppiata un po’ in tutta Europa, alcune società di gestione non si sono affollate nel gruppo di quelli che hanno lanciato i nuovi prodotti. Il 53% del campione del sondaggio European Fund Trends di questo mese spiega di star attualmente offrendo hedge fund ai propri clienti e un’altra metà degli intervistati amplierà la sua gamma entro la fine dell’anno. Per alcuni a frenare l’attività nei prodotti alternativi è la legislazione non favorevole.

La maggior parte delle società ha altresì dichiarato che intende promuovere fondi di hedge e non hedge funds puri e quanto alla strategia che secondo loro diverrà più popolare nei prossimi anni ben 22 società (delle 58 che hanno partecipato al sondaggio) hanno indicato la long-short oppur

e la market neutral. Altri nove gestori hanno menzionato la multi strategy oppure hanno indicato direttamente i fondi di hedge fund come i più popolari (*).

Troppo costosi?

I gestori sono divisi sulla possibilità che gli investitori in hedge fund siano in futuro ricompensati in termini di rendimenti delle più alte commissioni pagate (rispetto a quelle dei fondi comuni). Il 19% del campione è convinto che i rendimenti netti possano essere più alti (di quelli dei fondi tradizionali), mentre un 10% degli intervistati crede che le commissioni che gravano sugli hedge fund siano troppo alte. La maggioranza dei fund manager è più incerta, con un 35% del campione che ritiene “probabile” una buona remunerazione dell’investimento e un 36% che si dichiara “dubbioso”.

Il Giappone continua a brillare

Nonostante i segnali contrastanti provenienti dalla Borsa giapponese nell’ultimo mese, il 44% dei gestori è ancora convinto che sarà il mercato migliore dei prossimi 12 mesi. I fondi azionari Giappone large cap hanno guadagnato in Europa il 13,6% in media da inizio anno al 22 giugno e l’azionario Giappone mid-small cap è su mediamente del 33%.

Quanto agli stili di gestione, è in crescita il numero di gestori che punta sui titoli value (il 22% contro il 9% di maggio) ed è ai minimi (il 7%) la percentuale di chi crede in una buona performance delle small cap. Resta comunque un ottimismo di fondo sul futuro delle Borse a un anno, con il 70% del campione (dal 59% di maggio) convinto che l’MSCI world index guadagnerà tra il 5% e il 10% a un anno.

Il sondaggio è stato condotto tra il 14 e il 21 giugno 2004. Hanno partecipato questo mese 58 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 54 miliardi di euro e hanno in batteria 92 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, BNL Gestioni, Fineco Am, Nextra IM, Monte Paschi AM, Pioneer Investments, Ras Am e Sanpaolo WM. Il prossimo sondaggio sarà realizzato a settembre 2004.



(*)Equity long/short

Questa strategia di gestione viene realizzata componendo i portafogli con posizioni lunghe –d’acquisto- in azioni sottovalutate e posizioni corte –di vendita- in azioni sopravvalutate, allo scopo di attenuare o annullare le fluttuazioni del mercato. La differenza tra le posizioni lunghe e corte è l’esposizione netta al mercato. Il rendimento di tale strategia dipende pertanto solo in parte dall’andamento del mercato -a seconda dell’esposizione netta- ed è perciò quasi completamente attribuibile all’abilità del gestore nello stock picking. Di qui anche i rischi: il gestore deve essere in grado di individuare sia i titoli sottovalutati che quelli sopravalutati e deve eventualmente scegliere il segno e la dimensione dell’esposizione netta al mercato. La dimensione di una posizione su un singolo titolo può inoltre avere effetti sulla liquidità del titolo stesso, rendendo a volte difficile lo smobilizzo a prezzi convenienti. Bisogna infine considerare le difficoltà nella gestione della parte short, ovvero la possibilità che l’intermediario richiami il titolo.

Equity Market Neutral

I portafogli di questa strategia sono composti da posizioni lunghe in azioni sottovalutate bilanciate in uguale peso da posizioni corte in azioni sopravvalutate in modo da annullare le fluttuazioni del mercato. Questa modalità d’investimento equivale quindi a quella long/short con esposizione nulla. Per la scelta dei titoli in genere vengono utilizzati modelli quantitativi allo scopo di scovare inefficienze di prezzo fra le azioni. Il rendimento di tale strategia è quasi completamente attribuibile all’abilità del gestore e/o ai modelli quantitativi di supporto allo stock picking. Pertanto i rischi risiedono proprio in questi due fattori, ma ha grande importanza anche la liquidità dei titoli e la possibile mancanza di correlazione tra la parte lunga e quella corta del portafoglio.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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