Le azioni europee continueranno a battere quelle USA?

Con il tema dei dazi in primo piano, le valutazioni di mercato si stanno adeguando.

Valerio Baselli 26/05/2025 | 13:53
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Illustrazione a collage con una moneta da un dollaro americano, un tabellone che mostra un andamento negativo del mercato e un edificio per uffici.

Anche prima che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump mettesse in subbuglio i mercati azionari globali con i suoi annunci sui dazi, le azioni statunitensi stavano sottoperformando pesantemente quelle europee, invertendo una tendenza pluriennale.

Nel primo trimestre dell’anno, l’indice Morningstar Europe ha guadagnato il 6%, mentre il Morningstar US Market Index ha perso l’8,5% (in euro). Il divario ha continuato ad aumentare, con il mercato europeo in rialzo di quasi l’11% su base annua e l’indice statunitense in calo dell’8,9% nello stesso periodo.

Per l’Europa si tratta del più forte inizio d’anno in termini relativi dal 2000 e di un netto contrasto con il decennio scorso poco brillante. Anche se gli scettici potrebbero considerare i recenti guadagni dei titoli europei come poco più che un ribilanciamento dei portafogli verso le aree più economiche del mercato, un numero maggiore di investitori globali ritiene che le azioni europee offrano opportunità, secondo l’ultimo report sulla strategia di investimento di JP Morgan.

La caccia al valore in Europa

“Gran parte della ridistribuzione del capitale dagli Stati Uniti all’Europa dall’inizio dell’anno si è basata sulle valutazioni, ma più recentemente è stata guidata dal sentiment”, afferma Michael Field, chief European market strategist di Morningstar.

“Con gli investitori scossi dalle azioni dell’amministrazione statunitense e preoccupati per la loro capacità di soffocare l’apprezzamento del mercato azionario, questo potrebbe essere l’inizio di una tendenza di medio termine. Ma con il continuo aggiustamento delle valutazioni, gli Stati Uniti potrebbero essere visti in una luce più favorevole”, aggiunge.

Oltre la guerra commerciale: valutazioni, trimestrali e spesa per la difesa

Nel complesso, le prospettive di solidità delle aziende europee sono migliorate: secondo i dati del London Stock Exchange, le società europee dello Stoxx 600 dovrebbero registrare un aumento medio degli utili del 2,3% nel primo trimestre, battendo le aspettative.

Raheel Siddiqui, analista senior di ricerca azionaria globale presso Neuberger Berman, prevede che la crescita annuale degli utili in Europa supererà quella degli Stati Uniti per la prima volta in oltre un decennio.

“Le politiche espansive, tra cui la spesa per le infrastrutture e le condizioni monetarie favorevoli, la rinnovata attenzione per la crescita industriale e i bilanci aziendali più solidi dovrebbero sostenere l’ottimismo degli investitori sulle prospettive a medio termine dell’Europa. Se questi fattori rimarranno inalterati, l’Europa potrebbe continuare a ridurre il divario di performance anziché limitarsi a una momentanea ripresa”, afferma.

Secondo Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Asset Management, “l’eccezionalismo degli Stati Uniti sembra essere al culmine”, mentre “la politica monetaria e fiscale sembra sempre più favorevole all’UE”.

La spesa europea per la difesa dovrebbe aumentare nei prossimi anni: la Commissione europea prevede che gli investimenti per la difesa potrebbero raggiungere gli 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Inoltre, la Germania ha presentato un piano di stimolo fiscale per 500 miliardi di euro nei prossimi 12 anni, che può “amplificare ulteriormente la redditività delle imprese modernizzando i settori chiave e stimolando l’innovazione”, afferma Siddiqui di Neuberger Berman.

Inoltre, le valutazioni rimangono ancora interessanti.

“Sulla base del CAPE (cyclically adjusted price/earnings ratio), l’S&P 500 scambia con un premio del 30% rispetto alla sua media storica, mentre l’Europa scambia con un premio più limitato del 10%”, afferma Morganti di Generali.

La maggiore esposizione ai titoli industriali dell’Europa influenza in modo significativo la sua performance azionaria, rendendola particolarmente sensibile alla domanda globale di beni.

“Un forte volume di scambi commerciali può quindi dare impulso alle valutazioni europee, posizionando la regione in modo che possa sovraperformare se il commercio internazionale rimane sano”, afferma Siddiqui di Neuberger Berman.

In calo le aspettative sugli utili delle società europee

Robert Griffiths, strategist azionario globale di L&G, è più cauto. “Saremmo un po’ scettici sull’entusiasmo verso l’Europa che si è creato quest’anno”, afferma.

“Una combinazione di forza dell’euro e di debolezza dei mercati finali ha fatto sì che le aspettative sugli utili europei si siano abbassate quest’anno, anche se l’ottimismo è aumentato. Non dobbiamo dimenticare che nell’ultimo decennio la sovraperformance degli Stati Uniti è stata sostenuta dagli utili. L’Europa si trova ora nell’insolita posizione di dover rispettare le aspettative che, per una volta, non sono al ribasso”.

Secondo Griffiths, molto dipende dal nuovo governo tedesco: “Qualsiasi segnale di disunione o di volatilità nella coalizione di governo potrebbe essere particolarmente problematico per l’entusiasmo che si è creato intorno agli asset europei”.

I buyback alimentano il rally europeo, ma per quanto tempo?

Una delle differenze principali tra i mercati azionari europei e statunitensi è che i titoli statunitensi hanno storicamente beneficiato di ampi riacquisti che hanno incrementato gli utili per azione e la fiducia degli investitori, sostenuti dalla percezione che il capitale globale non avesse altro posto dove andare. In Europa, invece, le società hanno tradizionalmente preferito i dividendi ai buyback come strumento per restituire liquidità agli azionisti.

La situazione potrebbe cambiare: in aprile, le società dell’indice Stoxx Europe 600 hanno riacquistato azioni per un valore di 17 miliardi di euro, raggiungendo un record assoluto, che potrebbe essere visto come un segno di crescente fiducia degli investitori che sta contribuendo a far salire i titoli.

Questa tendenza continuerà e sarà sufficiente a far sì che i titoli europei sostituiscano i loro omologhi statunitensi come “must have” nei portafogli degli investitori?

“Il rally del mercato statunitense nell’ultimo decennio è stato determinato da diversi fattori”, afferma Field di Morningstar.

“Lo sviluppo e la crescita dei Magnifici Sette hanno avuto un ruolo importante e, più recentemente, l’Inflation Reduction Act ha avuto un forte impatto. Le recenti azioni dell’amministrazione statunitense hanno contribuito a convincere gli investitori che non possono puntare tutto sugli Stati Uniti, il che è di buon auspicio per l’Europa. Sebbene la crescita europea sia ancora inferiore a quella degli Stati Uniti, il divario si sta riducendo e l’Europa ha ancora molta liquidità”.

Allo stesso tempo, secondo Siddiqui di Neuberger Berman, catene di approvvigionamento semplificate, politiche industriali mirate e consumi interni più sostenuti potrebbero migliorare ulteriormente il valore per gli azionisti, anche senza imitare il modello americano di buyback.

Tuttavia, secondo l’esperto, la capacità dell’Europa di replicare i rendimenti degli Stati Uniti rimane incerta: “Le preoccupazioni strutturali legate alle lacune nell’innovazione e ai complessi quadri normativi permangono. Tuttavia, grazie al miglioramento delle condizioni di prestito e alle nuove spese per le infrastrutture, siamo ottimisti sul fatto che l’Europa possa produrre guadagni significativi per gli investitori se le riforme persisteranno. Superare le inefficienze strutturali rimane fondamentale per le prospettive di convergenza a lungo termine”.


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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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