Debito pubblico record, perché lo spread BTP-Bund scende?

A pochi giorni dal collocamento del BTP Italia, il debito pubblico supera i 3 mila miliardi, ma gli investitori non sono preoccupati dell’ondata di nuove emissioni di titoli di Stato.

Sara Silano 23/05/2025 | 12:23
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Photo collage illustration of bar graphs with floating euro coins

Il debito pubblico italiano è salito a un nuovo massimo storico sopra i 3.033 miliardi di euro a marzo, secondo le statistiche della Banca d’Italia del 15 maggio. Intanto, il governo guidato da Giorgia Meloni ha finora emesso titoli di Stato per circa 156 miliardi di euro, compreso il BTP Più riservato ai piccoli risparmiatori, con un progresso delle emissioni che è superiore alla media europea. E tra pochi giorni, il 27 maggio, partirà un altro collocamento, quello del BTP Italia.

Tuttavia, queste notizie non hanno portato a un aumento dello spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi presi a riferimento nell’eurozona per la loro solidità finanziaria. In sostanza, questo significa che gli investitori non sembrano percepire un maggior rischio per comprare le obbligazioni governative del Belpaese. Nelle ultime settimane, lo spread è sceso diverse volte sotto i 100 punti e mostra una certa stabilità attorno a questo livello. Non accadeva dal settembre 2021.

Perché lo spread BTP-Bund scende?

Lo spread BTP-Bund, ossia il differenziale di rendimento tra i Buoni del tesoro poliennali decennali e i pari-scadenza tedeschi, tende a scendere se i mercati danno fiducia all’Italia sulla sua capacità di ripagare i suoi debiti. Viceversa, sale quando si teme che il Paese abbia difficoltà ad onorare gli impegni e di conseguenza gli investitori chiedono interessi più alti per comprare i titoli di Stato. Ma i movimenti dello spread sono dovuti anche ad altri fattori, come l’instabilità politica o eventi esterni. Ad esempio, l’annuncio all’inizio di marzo dell’allentamento delle rigorose politiche di controllo della spesa in Germania ha determinato un incremento dei rendimenti dei Bund, comprimendo il differenziale rispetto a quelli italiani.

Un altro fattore che influenza lo spread è la percezione che le finanze pubbliche siano fuori controllo. Ma il suo livello attuale non sconta in alcun modo questa possibilità, nonostante il debito pubblico abbia sfondato la soglia dei 3.033 miliardi. Come si spiega?

Debito pubblico record: i mercati se lo aspettavano

“L’elevato rapporto tra debito pubblico e PIL pesa sul rating creditizio dell’Italia”, afferma Javier Rouillet, senior vice president del team Global sovereign rating di Morningstar DBRS, che sul Belpaese ha un giudizio di BBB (alto), con trend Positivo. “Tuttavia, non riteniamo che il fatto che lo stock del debito pubblico italiano abbia superato la soglia dei 3 mila miliardi di euro sia motivo di nuove preoccupazioni per il profilo creditizio dell’Italia, poiché tale evento era già previsto e probabilmente non ha sorpreso la maggior parte degli investitori”.

Secondo l’analista di Morningstar DBRS, il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo dovrebbe continuare ad aumentare nel 2025 e nel 2026, nonostante la prevista riduzione dei disavanzi di bilancio, poiché i crediti d’imposta accumulati negli anni precedenti saranno utilizzati per compensare le tasse dovute.

“D’altro canto, i risultati fiscali migliori del previsto nel 2024 e l’impegno del governo a rispettare i propri obiettivi di bilancio nonostante un contesto macroeconomico e geopolitico più complesso contribuiscono a mitigare i rischi”, aggiunge Rouillet, il quale sottolinea anche come il calo dello spread faccia pensare che la percezione relativa degli investitori sull’Italia sia migliorata negli ultimi anni.

E’ bene, comunque, ricordare che lo spread BTP-Bund resta più elevato di quello tra i titoli di Stato spagnoli (Bono) e quelli tedeschi (62 pb) e del differenziale tra OAT francesi e Bund (67 pb), nonostante le difficoltà del governo d’oltralpe a far quadrare i bilanci negli ultimi anni.

Emissioni di titoli di Stato, previsioni riviste al rialzo per il 2025

La fiducia degli investitori, in particolare quelli esteri è più che mai necessaria al governo italiano che si trova a dover emettere centinaia di miliardi di titoli di Stato per finanziarsi. Secondo un recente studio di Generali Investments, in termini assoluti le emissioni ammontano a 156 miliardi di euro nei primi quattro mesi del 2025, in aumento dai 145 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso, con previsioni per l’intero 2025 a 330 miliardi, contro i 355 miliardi del 2024.

L’analisi mette in luce come il progresso delle emissioni in rapporto al fabbisogno annuo sia del 47%, contro una media europea del 45,2%. L’Italia è comunque in buona compagnia, perché in tutta l’area euro sono stati emessi bond governativi con durata superiore all’anno per circa 600 miliardi di euro, un valore leggermente superiore rispetto agli anni precedenti nello stesso periodo.

Per il resto del 2025, gli analisti stanno rivedendo al rialzo le loro stime, in considerazione del deterioramento dell’economia dell’eurozona dovuta all’incertezza dei dazi americani e soprattutto dei piani di maggior spesa della Germania. Generali Investments, stima emissioni nette – differenza tra nuove emissioni e bond in scadenza – per circa 490 miliardi nell’area euro, venti in più dell’anno scorso, anche se – dicono gli analisti -il record di 520 miliardi del 2023 “è improbabile sia raggiunto”.

C’è il rischio che l’offerta di titoli di Stato non venga assorbita dagli investitori?

Questa offerta, che in termini lordi potrebbe superare i 900 miliardi di euro in Europa, non preoccupa gli analisti. Florian Spaete, senior bond strategist di Generali Investments ritiene che il mercato possa assorbirla “senza problemi”, grazie alla domanda elevata di asset rifugio, tra i quali rientrano le obbligazioni governative dell’eurozona. “La fiducia degli investitori nei titoli statunitensi diminuisce, rafforzando l’interesse per i titoli europei, i cui fondamentali sono migliorati negli ultimi anni. Tuttavia, i rischi specifici rimangono e il mercato primario continuerà a penalizzare gli sviluppi economici indesiderati”.

Rouillet di Morningstar DBRS è convinto che “l’Italia attuerà con successo il proprio piano di finanziamento nonostante le turbolenze e l’aumento dei livelli di incertezza sui mercati globali”, ma dovrà continuare a riequilibrare le finanze pubbliche e progredire negli investimenti e nelle riforme previste dal PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resistenza. Questo processo “è fondamentale per evitare oscillazioni della fiducia degli investitori e aumentare l’appetito per i titoli di Stato italiani”.

Secondo Gianluca Bergamaschi, head of fixed income mandates di Generali Asset Management, vi sono diversi fattori che dovrebbero supportare la fiducia degli investitori esteri sui titoli di Stato italiani, tra cui i “buoni” fondamentali di finanza pubblica e il recente programma di spesa pubblica del governo tedesco che “potrebbe portare a una maggiore pressione sui Bund”.

Nell’ultimo mese, i rendimenti dei BTP italiani decennali sono rimasti pressoché stabili intorno al 2,6%, mentre quelli dei Bund di pari scadenza sono saliti dal 2,4% al 2,6% (al 20 maggio).

Lo spread continuerà a scendere?

Per Rouillet di Morningstar DBRS, “la maggiore stabilità politica in Italia, soprattutto rispetto al passato, conferisce credibilità all’impegno del governo a favore del risanamento fiscale e probabilmente migliora la percezione del rischio di credito da parte degli investitori”. L’analista non esclude che il trend possa continuare in futuro, ma aggiunge che “ciò richiederà ulteriori riduzioni dei disavanzi di bilancio e una forte domanda da parte degli investitori in un contesto esterno volatile”.

Bergamaschi di Generali Asset Management ritiene che gli attuali livelli di spread siano sostenibili, “seppur storicamente meno attraenti”. Conferma, quindi, la view positiva sui titoli di Stato italiani e si aspetta che la buona performance dei BTP possa continuare nel medio-lungo temine.

Anche Eurizon, nella sua view di investimento di maggio, ha confermato il “giudizio positivo sui titoli periferici dell’eurozona, concentrato sull’Italia”.


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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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