Corporate bond, cosa aspettarsi per il 2024?

Le manovre delle banche centrali e le aspettative sul futuro andamento della congiuntura giocano a favore del mercato delle emissioni societarie, sia sul lato della domanda che dell’offerta.

Francesco Lavecchia 25/01/2024 | 10:00
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Scritta Bonds

Se il 2023 è stato un anno positivo per il segmento delle obbligazioni corporate, cosa dobbiamo aspettarci nel 2024? I dati a fine novembre 2023, relativi alla raccolta dei fondi appartenenti alla categoria Obbligazionari Corporate EUR, indicano che i flussi netti in ingresso sono stati superiori a 24 miliardi di euro sui 12 mesi (5,258 miliardi se si guarda solo al mese di novembre). Questi numeri evidenziano una crescita del 13,08% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che posiziona i fondi che investono in emissioni societarie denominate in euro al quarto posto tra le categorie Morningstar che hanno raccolto più capitali nei primi 11 mesi del 2023.

Possiamo aspettarci un 2024 altrettanto positivo? Gli analisti ripongono molta fiducia nel mercato delle emissioni corporate, sottolineando come l’evoluzione del quadro macro atteso nei prossimi mesi renda ancora più appetibili, dal punto di vista dell’investitore, questa soluzione.  

Le aspettative degli analisti

Le aspettative del mercato sono per un’inflazione in progressiva discesa verso il target del 2% sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona. Al momento l’inflazione core (che non tiene conto del prezzo dei generi alimentari e dell'energia) viaggia nell’intervallo 3,5-4% ma è attesa in calo attorno al 2,5% entro i primi sei mesi di quest’anno. La crescita economica dovrebbe rallentare nella prima metà del 2024 per poi riaccelerare nella seconda parte dell’anno anche grazie alla crescita del potere d’acquisto da parte delle famiglie prodotta dalla contrazione dell’indice dei prezzi al consumo.

In un contesto del genere, dicono gli analisti di Eurizon Asset Management, sia la Federal Reserve che la Banca Centrale Europea potrebbero abbassare i tassi nell’ordine dei 100 punti base nella seconda metà del 2024, per poi proseguire un percorso di normalizzazione nella prima parte del 2025 con un obiettivo del 3-3,5% per la Fed e il 2-2,5% per la BCE. Questo scenario, aggiungono, gioca a favore di chi investe in emissioni societarie. Il taglio dei tassi di interesse, infatti, spinge al rialzo le quotazioni obbligazionarie (comprese quelli dei titoli corporate) e gli attuali spread dei bond investment grade risultano essere superiori ai livelli tipici di fine ciclo rendendoli interessanti.

Il mercato sta prezzando nelle sue valutazioni un rischio di default superiore ai livelli storici e, stando alle stime degli analisti, piuttosto alto se si considera lo stato di salute delle aziende europee. “I bilanci societari sembrano aver retto bene alla fase di inasprimento dei tassi di interesse. L’effetto ritardato dell’aumento del costo del denaro sull’economia e le ridotte capacità di spesa delle famiglie a causa dell’inflazione si tradurranno inevitabilmente in un aumento dei tassi di default, ma ci aspettiamo che sia nell’area euro che nel Regno Unito rimarranno relativamente bassi nel 2024, attorno al 3-4%”, dice Jamie Harding, Vice President and Portfolio Manager for European Credit di AllianceBernstein.

Cosa attendersi dal mercato corporate Usa

Guardando oltre Oceano, il giudizio degli analisti è positivo anche per i corporate bond americani. “I rendimenti medi per le emissioni societarie dovrebbero attestarsi attorno al 5-6%”, dice Natalie Trevithick, responsabile delle strategie US Investment Grade di Payden & Rygel. Mentre Jim Leaviss, CIO Fixed Income di M&G Investments, aggiunge che il mercato sta prezzando al momento un rischio molto più elevato rispetto a quello reale: “Attualmente, lo spread delle emissioni societarie investment grade è superiore al livello medio storico. Questo indica un eccessivo pessimismo da parte del mercato, ma al tempo stesso che esiste del valore disponibile sulle obbligazioni investment grade, in particolare per gli investitori attivi in grado di essere selettivi e dunque di scegliere i titoli sulla base dei fondamentali delle società”.

Più prudente è invece l’approccio degli analisti di Morningstar Investment Management, per i quali bisogna ragionare anche nell’ottica di un peggioramento della congiuntura: “Al momento gli spread delle obbligazioni corporate prezzano un rallentamento dell’economia, ma non una fase di recessione. Se è vero che una recessione non è lo scenario più probabile negli Stati Uniti e in Europa, vale la pena essere prudenti, soprattutto in un periodo di maggiore volatilità. Attualmente, la curva dei rendimenti è invertita, dunque i rendimenti delle obbligazioni a più lunga scadenza sono inferiori rispetto a quelli a breve scadenza, e questo è storicamente considerato come un indicatore affidabile di recessione”.

Sale la domanda, ma anche l’offerta di emissioni corporate

Il contesto macro favorevole dovrebbe dunque favorire lo spostamento dei capitali dagli strumenti di liquidità verso quei titoli con un miglior profilo rischio/rendimento come i corporate bond, ma dovrebbe al tempo stesso favorire la crescita delle obbligazioni societarie. Negli Stati Uniti, da inizio anno, si è registrata la cifra record di 150 miliardi di emissioni di bond da parte delle società investment grade, la più alta dal 1990. La ragione di questo boom, dice Elisa Belgacem, senior credit strategist di Generali investments, è la combinazione di tre fattori: calo dei rendimenti dei titoli obbligazionari, spread più bassi e crescita della domanda da parte degli investitori.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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