Dove investire sui listini di Wall Street

Il mercato azionario americano è salito ulteriormente a novembre e ora è scambiato sostanzialmente in linea con le valutazioni di Morningstar. Le azioni del segmento growth, in particolare quelle del settore tecnologia, presentano le valutazioni più elevate. Telecom e immobiliare sono, invece, i comparti più convenienti.

Francesco Lavecchia 05/12/2023 | 15:37
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L’economia americana lancia segnali molto incoraggianti, ma alle attuali quotazioni di mercato conviene mantenere un atteggiamento prudente e selezionare con attenzione i titoli da inserire in portafoglio.

La crescita del Pil Usa nel terzo trimestre è stata del 4,9%, grazie alla forte creazione di posti di lavoro, alla ripresa delle vendite al dettaglio nel mese di settembre e a un’inflazione che è rimasta stabile al 3,7%. L’indice dei prezzi al consumo CPI (Consumer Price Index) è sceso di oltre 3 punti percentuali nell’ultimo anno, nonostante la crescita del Prodotto interno lordo abbia subito un’accelerazione. Questa insolita combinazione, dicono gli analisti di Morningstar, è stata resa possibile dai miglioramenti sul lato dell’offerta, ovvero dalla risoluzione dei colli di bottiglia che per molto tempo hanno bloccato le forniture, e alla crescita dell’offerta di lavoro e della produttività.

La produttività negli Stati Uniti è salita in media di circa l’1,4% dall’inizio della pandemia e le previsioni di Morningstar indicano un progresso analogo anche nei prossimi tre anni. Tale miglioramento, aggiungono gli analisti, ha contribuito a esercitare una pressione al ribasso sui prezzi, consentendo ai salari reali di crescere e ai lavoratori di consumare di più.

Le previsioni di Morningstar sull'economia Usa

Le previsioni per i prossimi anni, secondo Preston Caldwell, chief U.S. Economist di Morningstar, sono per un ‘atterraggio morbido’ dell’economia americana: “L’inflazione tornerà al suo livello obiettivo del 2% nel 2024, mentre la crescita del Pil reale rimarrà positiva”. Se nel breve periodo le previsioni di Morningstar sono in linea con quelle del consensus, nel medio termine le stime divergono in maniera significativa. “Da qui al 2027, ci aspettiamo un tasso di crescita cumulato del Pil più alto del 2% rispetto alle attese del mercato e questo a causa del nostro maggiore ottimismo sulla crescita dell’offerta di lavoro. Sul fronte dell’inflazione, invece, ipotizziamo che la maggior parte delle cause della recente crescita dei prezzi si risolveranno nei prossimi 2 anni, mentre il consensus si aspetta una diminuzione più graduale e il raggiungimento del target del 2% solo nel 2026”.

Nonostante le stime di Morningstar siano inferiori al consensus, il mercato sembra avere già incorporato nelle sue valutazioni il miglioramento del quadro macro. Da inizio anno, l’indice Morningstar US Market ha guadagnato quasi il 20% (in euro all’1 dicembre 2023) e ora le azioni che compongono il suo paniere sono scambiate mediamente a un rapporto Prezzo/Fair value di 0,96. A inizio anno erano scontate del 15% rispetto al loro fair value. A spingere i listini di Wall Street sono stati soprattutto i titoli growth, che nel periodo preso in considerazione hanno guadagnato quasi il 30% (indice Morningstar US Growth, in euro) sovraperformando il benchmark tradizionale di oltre 12 punti percentuali. 

 

 

Ora però il segmento viaggia su valutazioni in linea con il fair value e gli analisti di Morningstar ritengono sia arrivato il momento di raccogliere i profitti fin qui accumulati e di sottopesare la categoria.

I settori da tenere sotto la lente

Il segmento che invece è fortemente sottovalutato dal mercato è quello delle small cap,e in particolare le azioni small value, scambiate a un rapporto Prezzo/Fair value attorno a 0,60. Nonostante la convenienza delle valutazioni, gli analisti mettono in guardia sulle potenzialità di apprezzamento di queste stock nel breve periodo: “Il rischio per questi titoli è legato alle aspettative di un rallentamento dei tassi di crescita dell’economia fino al terzo trimestre del 2024. Il nostro timore, infatti, è che le azioni di piccola capitalizzazione di mercato avranno difficoltà a performare fino a quando il mercato non inizierà a prezzare nelle sue valutazioni una ripresa economica. Con aspettative di un rallentamento della crescita dell’economia, infatti, gli investitori istituzionali preferiscono optare per le azioni a grande capitalizzazione piuttosto che correre il rischio di una maggiore volatilità degli utili insita nelle società small cap”, afferma David Sekera, chief U.S. market strategist di Morningstar.

Relativamente ai settori economici, la tecnologia è il comparto scambiato alle valutazioni di mercato più elevate. Da inizio anno ha guadagnato il 47,58% (nel solo mese di novembre è salito di oltre il 10%) e ora è valutato con un rapporto Prezzo/Fair value di 1,08. Diversamente da quanto detto a inizio anno, quando i tecnologici americani erano scontati mediamente del 20%, ora la raccomandazione degli analisti di Morningstar è di sottopesare il settore in portafoglio e incassare parte dei profitti fin qui accumulati.

I comparti delle telecomunicazioni e dell’immobiliare sono invece quelli scambiati alle valutazioni più convenienti (a un P/FV rispettivamente di 0,84 e 0,86). Relativamente ai titoli del real estate, l’ottimismo degli analisti di Morningstar è motivato dalle aspettative sui tassi di interesse: “Il costo del denaro scenderà nel corso del 2024 e i titoli di questo comparto sono tra quelli che traggono maggiore beneficio da una riduzione dei tassi di interesse”, aggiunge Sekera. Un altro comparto candidato ad approfittare del cambio di rotta della Federal Reserve nella sua politica monetaria è quello delle utility. Al momento il settore non è tra i più scontati, ma rispetto allo storico delle sue valutazioni di mercato possiamo dire che il suo attuale rapporto Prezzo/Fair value può essere considerato discretamente attraente (se guardiamo al rapporto P/FV di fine mese, dal dicembre del 2010 ad oggi, in meno del 3% dei casi le utility sono state scontate più del 7%).     

Il comparto delle materie prime è tra i più convenienti con un tasso di sconto di circa il 10%, e gli analisti di Morningstar sono particolarmente ottimisti sui produttori di litio e oro: “I primi hanno sofferto il crollo del prezzo della materia prima registrato nel corso del 2023, ma consideriamo questa come un’opportunità poiché continuiamo a prevedere nei prossimi 10 anni un deficit nell’offerta di litio che avrà l’effetto di far salire le sue quotazioni di mercato. Relativamente all’oro, le nostre previsioni indicano un prezzo medio di 1.865 l’oncia fino al 2025. Nonostante la nostra stima sia inferiore alle attuali quotazioni di mercato, a questo prezzo le azioni delle società di estrazione dell’oro restano comunque scambiate con un adeguato margine di sicurezza rispetto al fair value. Se poi le quotazioni dell’oro dovessero rimanere agli attuali livelli o salire ulteriormente, le azioni del comparto verranno spinte al rialzo”, conclude Sekera.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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