Fondi pensione, gli azionari battono il TFR nel 2023

Dopo le batoste del 2022, i comparti di previdenza integrativa hanno registrato buoni rendimenti nel terzo trimestre del 2023, soprattutto le linee azionarie. Nei primi nove mesi dell’anno, le posizioni in essere sono cresciute del 3% e i flussi contributivi del 6%.

Valerio Baselli 08/11/2023 | 14:51
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Pensione

I fondi pensione azionari tornano a battere il TFR, grazie ai mercati in ripresa e un’inflazione più contenuta. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nei primi nove mesi del 2023 in tutte le tipologie di forme pensionistiche e in tutti i comparti si sono infatti registrati risultati medi positivi, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, recuperando in parte le perdite in conto capitale rilevate nel 2022.

Da gennaio a settembre, per i comparti azionari si riscontrano rendimenti in media pari al 4,5% nei fondi negoziali, al 5,5% nei fondi aperti e al 6% nei PIP. Per le linee bilanciate i risultati sono in media del 2,1% nei fondi negoziali, 2,2% nei PIP e 3% nei fondi aperti; più contenuti sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti, in media dell’ordine dell’1-2%. Tutto ciò a fronte di una rivalutazione del TFR nei primi tre trimestri del 2023 pari all’1,5%.

Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo di dieci anni, da inizio 2013 a fine settembre 2023, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi vanno dall’1,8% dei PIP di ramo III, al 2,7% dei fondi negoziali e al 3% dei fondi aperti. Viceversa, le linee garantite e quelle obbligazionarie pure mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori.

Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata invece pari al 2,4%. Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Nei fondi negoziali, le diverse linee di investimento rivelano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano i risultati dei comparti appartenenti alle altre tipologie di forma pensionistica.

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Le adesioni

Alla fine del terzo trimestre del 2023, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,6 milioni, il 3% in più rispetto alla fine del 2022. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,515 milioni (+3%). Nei fondi negoziali si registrano 188.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+4,9%), per un totale che sfiora i 4 milioni. Gli incrementi più alti nel numero delle posizioni continuano a registrarsi nel fondo rivolto al settore edile (+86.700), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e nel fondo del pubblico impiego (+28.900 posizioni), per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione; seguono il fondo destinato al settore del commercio, turismo e servizi (+13.300) e quello rivolto all’industria metalmeccanica (+10.300).

Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 71.000 posizioni in più nei fondi aperti (+3,8%); meno dinamico il segmento dei PIP, con 40.000 posizioni in più (+1,1%); alla fine di settembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,912 milioni e 3,738 milioni di unità.

Adesioni e contributi

Le risorse destinate alle prestazioni a fine settembre del 2023 totalizzano 215 miliardi di euro rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022. Poco più della metà dell’aumento è dipeso dal miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; l’incremento residuo è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 64,5 miliardi di euro nei fondi negoziali, in crescita del 5,6% rispetto a dicembre; esso si attesta a 30,3 miliardi nei fondi aperti e a 48 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 7,9 e il 5,4% in più nel confronto con la fine dell’anno precedente. Nel corso dei primi nove mesi del 2023, i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 9,8 miliardi, con una crescita del 6% rispetto al corrispondente periodo del 2022. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dall’8% nei fondi negoziali, al 6,4 nei fondi aperti, al 2,5% nei PIP.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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