Fondi pensione: nonostante inflazione e mercati, aumentano adesioni e contributi

Nel 2022, i comparti di previdenza integrativa hanno risentito del tonfo delle Borse, mentre la rivalutazione del TFR è cresciuta spinta dal caro vita. A fine dicembre, le posizioni in essere sono comunque cresciute del 5,8% e i flussi contributivi del 4,2%. 

Valerio Baselli 15/02/2023 | 08:44
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Nel 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito del peggior anno dal 2008 per i titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta ha determinato il calo dei corsi dei titoli obbligazionari.

Non sorprende quindi che – secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità – i rendimenti medi netti siano risultati negativi e pari al -9,8% e al -10,7%, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari a -11,%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,1%.

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022 il rendimento medio annuo composto, sempre al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti, al 2,9% per i PIP di ramo III e al 2% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4% annuo. Dopo anni piuttosto magri, infatti, l’impennata inflazionistica vissuta l’anno passato ha fatto schizzare la rivalutazione del TFR all’8,3%.

Ricordiamo che il coefficiente di rivalutazione del Trattamento di fine rapporto è composto da un tasso fisso (1,50%) e da uno variabile, pari al 75% dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo, per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall’Istat.

Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, le strategie caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria mostrano comunque rendimenti più elevati rispetto agli altri e allo stesso TFR.

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Le adesioni
Al 31 dicembre 2022, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari erano 10,3 milioni, in crescita di 564.000 unità (+5,8%) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,2 milioni (+5,4%).

Nei fondi negoziali si registrano 349.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+10,1%), per un totale di 3,806 milioni. L’incremento continua a dipendere principalmente dall’apporto delle adesioni contrattuali (circa 200.000), ossia quelle basate sui contratti collettivi in essere che prevedono l’iscrizione automatica dei nuovi assunti dei settori di riferimento e il versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro; quest’anno ha contribuito alla crescita delle posizioni in essere l’attivazione dell’adesione anche attraverso il meccanismo del silenzio-assenso per i neo-assunti del pubblico impiego (circa 80.000).

Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 106.000 posizioni in più nei fondi aperti (+6,1%) e 84.000 posizioni in più nei PIP “nuovi” (+2,3%); alla fine di dicembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,842 milioni e 3,697 milioni di unità.

Le risorse in gestione e i contributi
Le risorse destinate alle prestazioni erano, a fine dicembre, pari a 205 miliardi di euro; per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari, le risorse sono diminuite di circa 7,7 miliardi rispetto a dicembre 2021. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 61 miliardi; esso ammonta a 28 miliardi nei fondi aperti e a 45 miliardi nei PIP “nuovi”. Nel corso del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 13,9 miliardi (+4,2% rispetto al 2021). L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 4,5% per i fondi negoziali, al 7,8% per i fondi aperti, al 2% per i PIP.

I costi
Come di consuetudine, al fine di favorire la confrontabilità dell’onerosità delle forme pensionistiche complementari, la Covip ha aggregato nella tabella sottostante i valori degli ISC medi, massimi e minimi per le varie tipologie di forme e comparti. L’ISC (indicatore sintetico dei costi) è un parametro volto a fornire una rappresentazione complessiva dei costi che gravano a vario titolo nella fase di accumulo, esprimendo l’incidenza percentuale dei costi sulla posizione individuale dell’iscritto, per ogni anno di partecipazione al fondo. 

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Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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