Il dilemma della liquidità

Il livello di cash detenuto (e inutilizzato) dagli italiani è in diminuzione, ma resta elevato. L’inflazione rende ancora più importante una corretta gestione. Conti deposito, titoli di Stato a breve scadenza e fondi monetari: le opzioni non mancano, ma l’educazione finanziaria sì.

Valerio Baselli 24/05/2023 | 09:31
Facebook Twitter LinkedIn

liquidità

La bolla del risparmio cash ha cominciato a sgonfiarsi. Nel mese di marzo 2023 il valore dei depositi sui conti correnti bancari è diminuito del 6,1% rispetto a marzo 2022.

Tra il 2013 e il 2022 il peso del contante era aumentato complessivamente di quasi 470 miliardi di euro (+61,8%) e a luglio 2022 la liquidità detenuta sui depositi bancari in Italia aveva raggiunto il livello record di 1.180 miliardi di euro, ma l’inflazione (all’8,7% l’anno passato) ha ridotto l’attrattività del contante. Oggi quattro risparmiatori su 10 dichiarano infatti che nell’ultimo anno, a causa della fiammata inflattiva, hanno cambiato le proprie idee su come impiegare i risparmi. Il 33% dei consulenti finanziari ha registrato in corso d’anno una più alta propensione dei propri clienti a liberarsi della liquidità accumulata.

È quanto emerge dal quarto Rapporto Censis-Assogestioni dal titolo I risparmiatori oltre la crisi, presentato la settimana scorsa al Salone del Risparmio.

Volontà di investire, ma idee poco chiare

Se lo studio ci dice da un lato che l’intenzione di riallocare la liquidità è presente, dall’altro ci avverte che le competenze dei risparmiatori su risparmi, investimenti e processi economici sono molto deboli. Secondo l’analisi, infatti, il 40,9% dei risparmiatori italiani non conosce l’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei redditi, il 35% non sa come opera il tasso di interesse attivo su un conto corrente, il 47,8% non comprende gli effetti del tasso di interesse passivo su un prestito bancario e il 41,6% non sa distinguere tra azioni e obbligazioni.

Ma non finisce qui. Tra le persone che dichiarano di sapere che cos’è l’inflazione, quattro su 10 non sanno che riduce il potere d’acquisto dei redditi (questa vale per il 34,2% dei laureati). Si conferma poi la overconfidence generalizzata: tra coloro che pensano di avere adeguate conoscenze finanziarie, solo il 25,4% ha risposto bene a due quesiti, il 15,4% a un solo quesito, il 7,1% a nessun quesito.

Il 37,4% dei risparmiatori pensa poi che gli investimenti remunerativi siano dovuti solo al caso e che i rendimenti dipendano dalla fortuna. L’irrazionale nel rapporto con il risparmio e con gli investimenti è quindi ancora molto diffuso. Insomma, per tanti risparmiatori investire è come giocare al superenalotto: contano solo il caso e la buona sorte.

Infine, il 55,9% dei consulenti finanziari intervistati ritiene che il termine che descrive meglio lo stato d’animo attuale dei loro clienti sia “cautela”. Seguono “disorientamento” (40%), “ansia” (24,3%) e “speranza” (16,5%).

In un quadro di questo tipo, assume dunque ancora più enfasi il ruolo dell’educazione finanziaria. “Per risolvere il problema delle incompetenze nascoste, occorre scardinare il cortocircuito che coinvolge la consulenza finanziaria e l’educazione. Chi è troppo confidente nelle proprie conoscenze finanziarie tende, infatti, a rivolgersi meno ai consigli di un professionista mentre chi possiede delle vere conoscenze si affida di più agli esperti. Fondamentale è, quindi, colmare gap tra percepito e reale”, ha commentato Alessandro Rota, direttore Ufficio Studi di Assogestioni, durante la presentazione.

BTP indicizzati, conti deposito, fondi monetari: le opzioni disponibili

Con un’inflazione all’8% come quella attuale, 100mila euro lasciati a dormire sul conto varranno in termini reali 92mila dopo un anno e solo 46mila dopo 10 anni. Insomma, se non si investe in modo sensato, il danno con il tempo si fa grave.

Per proteggere i propri risparmi nel tempo, occorrerebbe investirli a rendimenti nominali superiori al tasso d’inflazione, ma quando quest’ultimo cresce fino a cifre importanti come è avvenuto in questi ultimi 18 mesi, non è semplice, soprattutto per chi non vuole assumersi troppi rischi.

Detto questo, gli strumenti che aiutano a coprirsi dal caro-vita non mancano: ci sono i bond indicizzati all’inflazione, tipicamente emessi da governi, come ad esempio il BTP Italia, le cui cedole sono appunto legate al tasso inflazionistico e offrono quindi una buona protezione. Inoltre, questi strumenti prevedono il rimborso del 100% del capitale investito alla scadenza. Da tenere in considerazione inoltre che i titoli di Stato beneficiano di una tassazione agevolata sulle plusvalenze del 12,5%. Dall’altro lato, tuttavia, sono strumenti che prevedono scadenze di diversi anni (dai cinque in su, nel caso del BTP Italia).

Ci sono poi i conti deposito, una soluzione poco rischiosa (sono coperti dalla garanzia data dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, che assicura il capitale investito fino a 100mila euro), ma che non offre una copertura totale. Con il rialzo dei tassi d’interesse, oggi i conti deposito arrivano a offrire fino il 4% annuo. In questo caso, tuttavia, la somma investita viene bloccata per un periodo di tempo che di norma va dai 6 ai 36 mesi (è possibile prelevare anticipatamente, ma di solito dietro pagamento di una penale). Per avere rendimenti positivi, quindi, ci dovrebbe essere una decisa frenata dell’inflazione nel futuro prossimo, cosa che ad oggi risulta improbabile.

Le banche che offrono questa tipologia di prodotto, utilizzano le somme depositate dai clienti in strumenti finanziari a basso rischio, ma con un rendimento superiore o almeno pari a quello offerto ai depositanti. In generale, li mettono in obbligazioni, titoli di Stato e prestiti, soprattutto nella forma di mutui a privati e imprese.

Nonostante la copertura garantita dal Fondo interbancario, comunque, è bene ricordarsi che non tutte le banche sono uguali e che in finanza un rendimento più alto significa anche un rischio più alto. Le banche che offrono i tassi più allettanti potrebbero farlo spinte da un grosso bisogno di liquidità, il che potrebbe indicare situazioni patrimoniali non proprio equilibrate. Inoltre, in questo caso, la tassazione sui capital gain è del 26%, oltre all’imposta di bollo dello 0,2%.

Infine, ci sono i fondi monetari, i quali hanno vissuto un vero e proprio boom nel corso degli ultimi 12 mesi, con una raccolta netta in Europa di 177 miliardi di euro, contro i 33 miliardi incassati dai fondi obbligazionari e i 37 miliardi di deflussi netti da quelli azionari.

Questi strumenti (usati soprattutto dagli investitori istituzionali) mirano primariamente alla conservazione del capitale e vengono spesso utilizzati come alternativa ai depositi bancari. I forti rialzi dei tassi d’interesse, poi, li hanno resi particolarmente interessanti in un momento in cui la maggior parte dei conti correnti bancari riconosce un tasso d’interesse quasi nullo. Investono i titoli di Stato a brevissimo termine (3, 6 o 12 mesi) o certificati di deposito.

In questo caso la liquidità è istantanea (il proprio capitale è sempre disponibile), ma non è prevista la copertura del Fondo interbancario. La categoria dei fondi monetari in euro ha segnato un rendimento medio dell’1,2% nel corso dell’ultimo anno (al 30 aprile 2023).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Iscriviti alle Newsletter Morningstar

Clicca qui

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures