L’identikit dell’investitore italiano

Sono 11,5 milioni i sottoscrittori di fondi comuni in Italia, con un investimento medio di 45.000 euro. Il 41% appartiene alla generazione dei Boomers e predilige il versamento unico, mentre i più giovani scelgono i PAC. E le differenze di genere si stanno annullando.

Valerio Baselli 22/05/2023 | 15:24
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Fondi

Tra i tanti appuntamenti in agenda durante l'ultima edizione del Salone del Risparmio, tenutosi lo scorso maggio a Milano, c’è stata la presentazione dell’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni curato dell’Ufficio Studi di Assogestioni, in una conferenza dal titolo “Viaggio alla scoperta dell'investitore italiano. I fondi comuni tra generazioni, generi e regioni”.

I risultati dell’Osservatorio, aggiornati a dicembre 2022, tracciano l’identikit degli investitori individuali italiani, analizzandone la composizione di genere e anagrafica, la distribuzione geografica, i numeri sugli investimenti in fondi, le preferenze su prodotti e asset class e le modalità di sottoscrizione. Una fotografia che l’Ufficio Studi di Assogestioni aggiorna dal 1996 con l’obiettivo di comprendere meglio come si evolvono le preferenze e le esigenze del risparmiatore italiano.

Il quadro nazionale

L’Osservatorio mette a fuoco caratteristiche e preferenze delle famiglie italiane che investono 520 miliardi di euro in fondi. Il valore medio dell’investimento degli 11,5 milioni di sottoscrittori in fondi è pari a 45.000 euro. Un importo che però varia a seconda della tipologia del prodotto scelto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (27.000 euro), più elevato per i sottoscrittori di fondi esteri. Tra questi, il valore dell’investimento medio in fondi cross border si attesta a 52.000 euro.

Lo studio analizza anche la distribuzione della partecipazione al mercato dei fondi per modalità di sottoscrizione. In particolare, il versamento unico (PIC) rimane la forma prevalente, in quanto scelto dal 62% dei risparmiatori, mentre la quota dei sottoscrittori che investe prevalentemente tramite piani di accumulo (PAC) è pari al 22% e in forma mista al 16%.

“Tra le evidenze più interessanti dell’Osservatorio – ha sottolineato durante la presentazione Riccardo Morassut, senior research analyst dell’Ufficio Studi di Assogestioni – emerge la scelta degli investitori under 40, i Millennials e la Generazione Z, che individuano invece nel PAC (piano di accumulo) il proprio prodotto preferito di investimento: infatti, supera il 50% la quota dei sottoscrittori più giovani che investe attraverso piani di accumulo. Viceversa, oltre il 70% dei Boomers, sceglie di investire in un’unica soluzione (PIC)”.

L’asset allocation evidenzia valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi italiani prevale l’investimento in fondi flessibili (42%) e obbligazionari (26%), a cui seguono gli investimenti in fondi bilanciati (22%) e azionari (10%). Tra i prodotti esteri cresce la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 48%. Resta stabile attorno al 30% il peso dei fondi obbligazionari, mentre diminuisce la quota dei fondi flessibili e bilanciati (11%).

La maggior parte dei fondi italiani è acquistata attraverso il canale bancario (95%). Il peso dei fondi distribuiti dalle reti di consulenti finanziari aumenta sensibilmente tra i prodotti esteri: per quelli a distribuzione concentrata è pari al 27%, per i fondi cross border sale al 45%.

Dati anagrafici

L’età media nazionale dei sottoscrittori è 61 anni, con la generazione dei Boomers che pesa per il 41% del totale. A seguire, i risparmiatori della Generazione X con il 28%, le generazioni più anziane (ultra 77enni) che rappresentano il 18,5% e infine i risparmiatori più giovani (Millennials e Generazione Z), la cui partecipazione è più contenuta e si attestano al 13%.

“Gli under 40 stanno gradualmente iniziando a investire – ha commentato Riccardo Morassut – Per questo, il 13% che rappresenta la quota di sottoscrittori più giovane, in particolare Millennials e Gen Z, è da leggersi come un dato positivo: significa che i giovani scelgono lo strumento dei fondi per entrare nel mercato finanziario. Tuttavia, l’investitore tipo, nel nostro Paese, è un investitore maturo e non stupisce che la sua età media sia di 61 anni: si tratta di una tipologia di risparmiatore che ha maggiori possibilità di investire rispetto alle generazioni più giovani, che però hanno appena iniziato a farlo”.

Infatti, a seconda dell’età varia anche l’ammontare dell’investimento: i sottoscrittori ultra 77enni registrano investimenti più alti, che vanno mediamente dai 62.000 euro della Silent Generation (nati tra il 1928 e il 1945) agli 82.000 euro della Greatest Generation (nati tra il 1901 e il 1927).

Rilevanti anche gli importi dei Boomers, pari a 53.000 euro. Le generazioni più giovani, invece, sono sotto la media nazionale: la Generazione X investe mediamente 37.000, i Millennials si attestano a 18.000 euro, mentre l’investimento della Generazione Z è 12.000 euro.

In questo contesto, non stupisce che circa la metà (47%) del patrimonio complessivamente investito appartenga alla Generazione dei Boomers, mentre il 25% del patrimonio fa riferimento alle due generazioni più anziane (Silent e Greatest Generation). I risparmiatori della Generazione X detengono oltre un quinto delle masse totali (23%), mentre ai sottoscrittori più giovani è riconducibile il 5% del totale investito.

Sulla scia di un trend in corso da anni, la differenza uomo-donna nell’universo dei sottoscrittori italiani si sta progressivamente annullando, in favore di un sostanziale equilibrio tra i generi, con le donne che oggi rappresentano il 47% degli investitori contro il 53% degli uomini. Anche l’investimento medio di uomini e donne si sta avvicinando nei valori: infatti, i primi investono circa 47.000 euro, contro i 43.000 delle donne.

Dati regionali

Se questo è il quadro nazionale complessivo, è interessante notare le diverse specificità geografiche, a cominciare dal tasso di partecipazione, che indica la percentuale di sottoscrittori in rapporto alla popolazione residente Istat e la cui media nazionale è del 20%.

Dall’Osservatorio emerge che la Ragione con il tasso più alto di partecipazione è l’Emilia-Romagna con il 30,8%, seguita da Lombardia (28,4%), Piemonte (27,9%) e Liguria (26%). Liguria, Lombardia e Piemonte sono anche le Regioni in cui l’investimento medio è più alto e pari a 51.000 euro, mentre in Emilia-Romagna e Lazio sfiora i 50.000 euro.

Le Regioni del nord ’Italia sono anche le prime per investimento complessivo: oltre 145 miliardi di euro in Lombardia, quasi 68 miliardi in Emilia-Romagna e più di 60 in Piemonte. In generale, dall’Osservatorio risulta che il 65% dei sottoscrittori risiede nel Nord Italia: il 39% nelle regioni del Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est. Nelle regioni del Centro risiede il 19% dei sottoscrittori, al Sud l’11% e il 5% nelle Isole.

La chiave è l’educazione finanziaria

Il fatto che quasi 12 milioni di italiani affidino la gestione dei propri risparmi ai fondi comuni evidenzia la diffusione capillare di questa tipologia di investimenti. Un dato che potrà aumentare ancora proporzionalmente alla crescita del livello di alfabetizzazione finanziaria degli italiani.

“La nostra industria può offrire un contributo importante al miglioramento delle competenze finanziarie degli italiani: investire in un fondo è infatti di per sé un atto basilare di educazione finanziaria”, sottolinea in merito Alessandro Rota, Direttore Ufficio Studi, Assogestioni. “Perché si impara che cos'è la diversificazione del rischio e che la gestione del risparmio è un'attività da professionisti. Se poi si investe tramite piccoli versamenti rateali – i cosiddetti PAC, oggi lo fanno il 40% degli investitori, soprattutto i giovani – si fa esperienza del fondamentale valore della programmazione”, conclude Rota.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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