Quel grosso dividendo travestito da buyback

Anche nel 2023 c’è grande attività tra le aziende quotate a Piazza Affari nel trasferire e creare valore agli investitori tramite piani di riacquisto di azioni proprie. Da Unicredit a Intesa Sanpaolo, da Eni a Enel, tutte le big sono in prima linea.

Fabrizio Guidoni 19/05/2023 | 10:28
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Disegno di mani con soldi e persone

Uno dei fenomeni emergenti di questi ultimi anni sui mercati azionari globali, ma anche a Piazza Affari, è la crescita dei piani di buyback delle aziende quotate. Una scelta applicata dai cda delle società con grande attivismo anche in questo 2023. Il riacquisto sul mercato di azioni della propria azienda – questo in estrema sintesi è il buyback – ha diverse finalità ma una delle principali è proprio quella di distribuire in maniera indiretta valore agli azionisti, che vedranno incrementare il valore della propria partecipazione a seguito della riduzione del numero delle azioni in circolazione e grazie all’effetto di spinta verso l’alto, o quanto meno di sostegno nel flusso di acquisti, delle quotazioni. In questo senso il buyback può essere inteso come una sorte di dividendo implicito per i propri azionisti. Senza dimenticare che per l’azienda può essere considerato un’alternativa vantaggiosa per restituire denaro agli azionisti anche dal punto di vista fiscale.

Stando a quanto contenuto nell’ultimo report relativo al Janus Henderson Global Dividend Index, nel 2022 i riacquisti di azioni hanno segnato un nuovo record globale e quasi eguagliato i dividendi. Le prime 1.200 società al mondo hanno riacquistato azioni proprie per la cifra record di 1.310 miliardi di dollari, ossia poco meno dei 1.390 miliardi di dollari che le stesse società hanno pagato in dividendi durante l'anno. Non da meno, il record precedente che appartiene all’anno 2021, è stato superato di oltre il 22%. A conti fatti, il peso dei riacquisti di azioni proprie in rapporto al monte dividendi distribuiti è salito a livello globale dal 52% appena del 2012 fino al 94% del 2022.

Ben Lofthouse, Head of Global Equity Income di Janus Henderson, ha spiegato così questo fenomeno: "La rapida crescita dei riacquisti negli ultimi tre anni riflette una forte performance degli utili e del flusso di cassa libero e la volontà di ricompensare gli azionisti senza creare aspettative indesiderate sui dividendi. Non si può sempre fare affidamento sui riacquisti per aumentare i rendimenti per gli azionisti. La loro natura discrezionale li rende più volatili, come si è visto con l'arrivo del Covid nel 2020, quando hanno subito un drastico calo. Inoltre, poiché creano sempre valore per gli azionisti, alcuni investitori che puntano a un flusso di reddito preferiscono spesso i dividendi”. C’è poi un altro punto delicato da tenere conto. “Quando le aziende potevano sostanzialmente accedere a finanziamenti quasi a costo zero, l'incentivo a emettere debito e riacquistare azioni era elevatissimo poiché si generava un valore immenso”.  Dunque, è capitato che c'è chi è ricorso all'indebitamento per finanziare i riacquisti, non quindi come vero trasferimento di valore creato dall’azienda agli azionisti.

In Italia protagoniste le banche

A Piazza Affari sono le banche che si stanno mostrando le più generose e attive nel buyback di azioni proprie. Basta dare un'occhiata ai verbali delle recenti assemblee degli azionisti di approvazione dei bilanci 2022 che si trovano diversi e importanti via libera ai consigli di amministrazione ad attività di buyback. Uno degli esempi più attuali è Unicredit (UCG), che già nel periodo tra l'8 e il 12 maggio, ha acquistato 7.675.209 azioni proprie a un prezzo medio ponderato di 18,8564 euro. Si tratta dell'ultimo passaggio, in ordine di tempo del piano in corso della Prima Tranche del Programma di Buy-Back 2022. Ebbene, relativamente a questa prima tranche alla data del 15 maggio, Unicredit ha acquistato un totale di 71.544.657 azioni, pari al 3,69% del capitale sociale per un controvalore complessivo di oltre 1,32 miliardi di euro.

Da parte sua Intesa Sanpaolo (ISP) ha comunicato che giusto il 4 aprile scorso ha concluso il programma di acquisto di azioni proprie finalizzato all’annullamento delle azioni, quindi un vero dividendo implicito, avviato il 13 febbraio, avendo acquistato complessivamente 706.004.171 azioni, pari a circa il 3,72% del capitale sociale, a un prezzo medio di acquisto per azione pari a 2,4079 euro, per un controvalore totale di quasi 1,7 miliardi di euro.

Tra gli altri istituti bancari, anche Banco Bpm (BAMI) sembra pronto a sostenere i propri azionisti con un piano di buyback. L'amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha di recente ribadito che la banca non è interessata ad alcun M&A, ma ha anche detto che tra le opzioni al vaglio per utilizzare l’excess capital, ovvero la liquidità in eccesso generata dall’attività dell’istituto finanziario, c'è la possibilità di lanciare un buyback che però verrà discussa con il nuovo business plan atteso per fine anno. Proprio a proposito di Banco Bpm gli analisti di Websim, vista la conclusione di un primo trimestre molto positivo nei conti della banca, trainato dal rialzo dei tassi ma anche da un buon andamento commissionale, hanno rivisto al rialzo le guidance sugli utili e sui dividendi, confermando anche che la banca ha terminato la fase di derisking e può remunerare maggiormente gli azionisti.

Buyback importanti anche tra le big cap non finanziarie

Tra le blue chip del listino che stanno lanciando piani di buyback importanti spicca Eni (ENI). Il management della società ha ottenuto l'autorizzazione durante la recente assemblea degli azionisti di poter procedere all'acquisto di azioni proprie fino a 2 miliardi di euro. In particolare, è pronto ad avviare a breve la prima tranche del programma di acquisto di azioni proprie, che riguarderà fino a un massimo di 62 milioni di azioni (circa il 2% del capitale sociale), per un esborso fino a un massimo di 1 miliardo di euro e con la finalità anche di costituire un magazzino titoli di cui poter disporre nel contesto di eventuali operazioni di finanza straordinaria. Quindi in questo caso non si può parlare di un dividendo implicito. Ma non è tutto. L'ammontare approvato del buyback di 2,2 miliardi potrà essere incrementato, sulla base di eventuali upside, fino ad un massimo complessivo di 3,5 miliardi di euro. A valle quindi della Prima tranche sarà avviata un ulteriore fase di acquisti destinata a completare il piano di buyback complessivo previsto.

Oltre a Eni, anche l'altro colosso dell'energia, Enel (ENEL) ha visto approvato dall'assemblea il piano di buyback. L’assemblea di Enel ha votato a favore del bilancio 2022, il dividendo e il piano di buyback. A favore del bilancio ha votato il 99,59% del capitale, mentre a favore del dividendo si è espresso il 98,89%. 

Tra i titoli industriali, Iveco Group (IVG) ha già avviato una prima tranche, prevista fino a 55 milioni di euro, del proprio programma di acquisto di azioni proprie con l'obiettivo di riacquistare fino a 10 milioni di azioni ordinarie per una dotazione massima complessiva di 130 milioni di euro per l''intera iniziativa di riacquisto. Da segnalare, infine, tra le ultime operazioni, che anche l'assemblea dei soci di Buzzi Unicem (BZU), nell'approvare il bilancio del 2022, chiuso con un utile netto di 458,8 milioni di euro, e la distribuzione di un dividendo di 0,45 euro per azione, ha dato il via libera un piano di buyback per un massimo di 10 milioni di azioni ordinarie per un controvalore di 200 milioni di euro.

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Banco BPM SpA7,51 EUR0,37
Buzzi Spa39,18 EUR-1,16
Enel SpA6,99 EUR-0,37Rating
Eni SpA13,42 EUR-0,25Rating
Intesa Sanpaolo3,84 EUR0,60Rating
UniCredit SpA39,21 EUR-0,62Rating

Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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