Value, energia, pharma e… titoli di Stato, ecco dove trovare valore

Per Matteo Ramenghi (UBS WM) non si può ignorare un colosso economico come la Cina, ma serve comunque prudenza perché il periodo di volatilità non è ancora finito. La guerra in Ucraina è uno shock stagflattivo con molteplici conseguenze. In momenti come questi è opportuno mantenere la propria allocazione strategica. 

Valerio Baselli 01/06/2022 | 09:15
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UBS ha dedicato una conferenza in occasione del Salone del Risparmio alle prospettive del mercato cinese. In questi ultimi mesi c’è stata sostanzialmente una fuga dalla Cina da parte degli investitori esteri. Quali sono i motivi principali? È giustificata una cosa del genere?

Quali sono le prospettive per il mercato cinese? La correzione molto importante dell’ultimo anno rappresenta più un’opportunità di entrata o un campanello d’allarme?

Al di là della Cina, questa prima parte dell’anno è stata molto complicata, i mercati globali stanno soffrendo e le preoccupazioni per il futuro prossimo si moltiplicano. Tra le numerose sfide che ci troviamo ad affrontare c’è ovviamente la guerra in Ucraina e la conseguente spinta inflazionistica. Qual è il fattore più importante, quello che incide maggiormente, e che bisogna quindi gestire con particolare attenzione, tra quelli che scaturiscono dal conflitto?

Alla luce di tutto questo, quindi, come gestire l’elevata volatilità e l’incertezza da un punto di vista di asset allocation?

Ne abbiamo parlato con Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS GWM in Italia.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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