Perché i cementieri europei hanno solide fondamenta

Le aziende del settore, dicono gli analisti di Morningstar, si stanno muovendo in maniera più sostenibile. Le alte barriere all’ingresso di nuovi concorrenti forniscono un vantaggio competitivo.

Marco Caprotti 14/12/2021 | 14:39
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Ci sono buoni motivi, dicono gli analisti, per non mettere da parte i titoli dei gruppi cementieri europei. Anche se si è fan accaniti degli investimenti ESG. Certo, l'industria del cemento è un noto produttore di CO2. Da sola produce l'8% dell'anidride carbonica mondiale a causa della reazione chimica della calcina in forni che hanno bisogno di raggiungere 1.450 gradi Celsius per poter lavorare, utilizzando principalmente combustibili fossili.

In Europa, poi, la regolamentazione contro le emissioni di carbonio è particolarmente severa. I produttori sono tenuti ad acquistare quote per poter emettere C02. Il prezzo di queste quote è raddoppiato nel corso del 2021 e ha raggiunto la cifra record di circa 60 euro per tonnellata di anidride carbonica prodotta.

Andamento dei prezzi delle emissioni di CO2
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In questo quadro, tuttavia, alcune aziende del Vecchio continente presentano caratteristiche interessanti. Una riguarda proprio l’aspetto ambientale.

“Dal 1990, colossi della regione come HeidelbergCement e Holcim hanno ridotto le loro emissioni di CO2 rispettivamente del 23% e del 29%”, spiega Matthew Donen, analista di Morningstar. “Entrambe le aziende hanno espresso chiare ambizioni di ridurre ulteriormente la propria impronta di carbonio di oltre il 10% nei prossimi 10 anni. Le misure adottate includono lo sviluppo di tecnologie per la cattura del carbonio, l'aumento della percentuale di biocombustibili e la riduzione del contenuto di inquinanti nel cemento. Anche le alternative a basse emissioni di carbonio come il cemento verde e il calcestruzzo sono state sviluppate dai player più grandi e vengono vendute in tutti i mercati”.

Poca concorrenza
Ma ci sono altri elementi che, secondo l’analista, vanno presi in considerazione. Uno è il vantaggio competitivo (economic moat) delle aziende europee.

“Elevate barriere all'ingresso e la mancanza di prodotti sostitutivi che abbiano una durata simile hanno permesso ai produttori di trasferire i costi sui consumatori”, spiega Donen. “Riteniamo che con i costi aggiuntivi relativi alla CO2 la storia non sarà diversa. Inoltre, la difficoltà ad ottenere nuove autorizzazioni per la produzione scoraggia l’arrivo di nuovi player e protegge la redditività degli operatori storici”.

Gli alti prezzi delle quote di CO2, hanno anche un altro effetto. “Rendono la vita difficile agli operatori più piccoli e questo, nel tempo, potrebbe portare a un’ondata di consolidamento del settore”, dice l’analista.

Una recente trend visto nel settore indica il passaggio da puri fornitoridel bene di base ad aziende in grado di proporre soluzioni ai clienti.  L’ offerta integrata consente all'azienda di ridurre gli sprechi e guadagnare una quota maggiore del portafoglio del cliente offrendo una soluzione conveniente e personalizzata”, dice l’analista. Le aziende, in questo modo, sono in grado di costruire relazioni di alto livello e diventare le fornitrici preferite nei grandi progetti.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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