Gli emergenti puntano sulla resilienza

L’indice Morningstar dedicato alle aree in via di sviluppo nell’ultimo mese è cresciuto. La crisi generata dal Coronavirus, dicono gli operatori, ha evidenzato i loro punti di forza. Le multinazionali, aggiungono, puntano i paesi più piccoli a forte crescita.

Marco Caprotti 10/09/2020 | 10:26
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I paesi emergenti cercano di non perdere tono mentre i mercati mondiali entrano in stand by. L’indice Morningstar Emerging Markets in un mese (fino all’8 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,32%, portando a -5,5% la performance da inizio anno. Nelle stesse quattro settimane il paniere Global Markets ha galleggiato intorno a quota zero (-5% da gennaio).

Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto da inizio anno
Morningstar EM e Global a confronto
Dati in euro aggiornati all’8 settembre 2020
Fonte: Morningstar Direct

La tenuta degli emerging market sembra non soprendere gli operatori. “La crisi ha evidenziato i punti di forza dei mercati in via di sviluppo, sia per quanto riguarda i loro sistemi sociali, di governance e sanitari, sia per le riforme fiscali e societarie che sono state intraprese negli ultimi due decenni”, spiega Manraj Sekhon, Cio Emerging Markets Equity di Franklin Templeton. “Bilanci robusti nei mercati emergenti hanno dimostrato di essere fonte di resilienza, e siamo convinti che continueranno ad esserlo”.

Quattro gruppi di emerging
La questione resta quella di dove andare a cercare le opportunità di investimento in universo così eterogeneo come quello dei mercati emergenti.

Scott Berg, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav – Global Growth Equity, divide i mercati emergenti in quattro gruppi.

- La Cina che, grazie alla sua dimensione (anche economica), è in grado di condizionare l’andamento degli altri.

- Gli esportatori di beni manifatturieri che, pur essendo annoverati tra i mercati emergenti, potrebbero essere considerati come parte delle supply chain tecnologiche del mondo sviluppato.

 - Gli esportatori di commodity.

- Tutti quei piccoli paesi che hanno diverse caratteristiche chiave in comune: dinamiche demografiche positive, un basso rapporto debito/Pil, tassi di interesse normali e tassi di crescita strutturale notevolmente superiori.

“Per gli investitori internazionali, questa è la parte veramente interessante dell’universo emergente”, dice Berg. “In un momento in cui il Covid-19 sta portando a un mondo in cui tassi di interesse e crescita saranno a lungo inferiori, poter investire nei paesi emergenti del quarto gruppo, che mostrano una crescita più rapida, sarà sempre più importante. Non a caso molte multinazionali sembrano essere sempre più focalizzate su questi stati”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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