Lo scorso 28 agosto il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato le dimissioni da primo ministro per motivi - già noti - di salute (si era infatti già dimesso da primo ministro nel 2007, sempre a causa di una colite ulcerosa). Il Parlamento giapponese terrà una sessione straordinaria il 17 settembre per eleggere il suo successore. Tre giorni prima di questo appuntamento verrà nominato il presidente del partito Liberal-democratico, che potrà diventare primo ministro col voto della maggioranza parlamentare. Abe, dal canto suo, ha deciso di restare in carica fino a quel momento.
Un bilancio difficile
“Nonostante gli importanti movimenti infragiornalieri visti sul mercato, le dimissioni di Abe non dovrebbero rappresentare uno shock, le voci sulla sua salute e su possibili dimissioni circolavano da tempo”, commenta in una nota Dan Carter, gestore azioniario Giappone di Jupiter Asset Management. “Tuttavia, la tempistica – nel bel mezzo di una pandemia globale e delle turbolenze economiche che ne derivano, e con un’elezione negli Stati Uniti nel prossimo futuro – è infelice. L’attuale incertezza politica interna è probabilmente l’impatto più significativo dell’annuncio. Fortunatamente, Abe ha da tempo cessato di essere il totem della rinascita economica e di mercato giapponese, quindi le sue dimissioni sono molto meno preoccupanti di quanto sarebbe stato cinque anni fa”.
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