Perché gli emergenti stanno per superare il resto del mondo

I paesi in via di sviluppo, dicono gli operatori, possono contare sulla ripresa del prezzo del petrolio e sulle manovre delle aree developed. E, aggiungono, sono abituati alle situazioni di crisi.

Marco Caprotti 24/06/2020 | 16:47
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I mercati emergenti corrono e, cercando di dimenticare la pandemia Coronavirus, tentano di doppiare i global market. Nell’ultimo mese (fino al 23 giugno e calcolato in euro), l’indice Morningstar Emerging market ha segnato +8,21% (-9,3% da inizio anno e +20,3% nel 2019) contro il +4,37% del paniere dedicato ai mercati globali (-6,4% da gennaio e +28,5% l’anno scorso).

Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto da inizio anno
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Dati in euro aggiornati al 23 giugno 2020
Fonte: Morningstar Direct

Il risultato del paniere emerging è sostanzialmente in linea con quello della categoria Morningstar dedicata ai fondi che investono sull’azionario dei paesi in via di sviluppo.

“Il mercato emerging ha continuato a crescere sostenuto da alcuni fattori positivi”, dice  Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs per l’Italia.

-I prezzi del petrolio hanno registrato un notevole rimbalzo, con i future sul Brent in rialzo di oltre il 75% rispetto ai minimi di aprile. “Pur essendo ancora bassi rispetto ai livelli storici, questi guadagni hanno alleviato la pressione sulle nazioni produttrici di petrolio e potrebbero essere di sostegno per quelle che presentano un elevato debito denominato in dollari”, dice Lomartire.

-Molte parti dell’Asia iniziano a riaprire dopo l’emergenza pandemia, così come l’Europa orientale. Per quanto riguarda il Vecchio continente, dove gli stati developed sono i mercati di accesso per le aree emerging della regione, si potrà fare affidamento sul sostanzioso pacchetto di sovvenzioni fornito dall’Ue.

-Le deboli pressioni inflazionistiche a breve termine nei mercati emergenti. “Queste sono dovute al calo dei prezzi del petrolio e consentono alle banche centrali di ridurre ulteriormente i tassi”, dice Lomartire.

A tutto questo va unito il fatto che il mercati emergenti, da sempre, sono abituati ad avere a che fare con situazioni difficili. “Molti hanno imparato dalle crisi precedenti a rafforzare e riposizionare le loro economie e sono oggi più solidi di quelli sviluppati a livello di debito governativo, societario e delle famiglie”, spiega un report di Franklin Templeton. “Nei mercati emergenti, il rapporto fra debito e prodotto interno lordo si attesta intorno al 50%, ossia la metà circa di quello dei mercati sviluppati”.  

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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