Coronavirus, trimestre difficile per la Cina (e non solo)

L’ex celeste impero rappresenta il 17% del Pil globale. Effetti su turismo, trasporti e lusso. Politiche monetarie e fiscali efficaci possono contenere l’impatto sulla congiuntura, secondo DBRS Morningstar.

Sara Silano 04/02/2020 | 20:19
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E’ troppo presto per dire con certezza quale sarà l’impatto del coronavirus sull’economia cinese e globale, ma, secondo gli analisti di DBRS Morningstar, la fase più critica dovrebbe essere il primo trimestre del 2020.

Dal punto di vista economico-finanziario, le implicazioni dell’epidemia sono di tre tipi.

Consumi in calo
Gli effetti del virus si faranno sentire in particolare sui consumi perché i cinesi escono meno per fare acquisti in negozi e supermercati, soprattutto nelle città in quarantena. L’attività produttiva potrebbe essere influenzata, anche se in misura minore, a causa del prolungamento del periodo di vacanza del Capodanno cinese, per ragioni di sicurezza. Come anticipato la settimana scorsa, i settori del turismo, dei trasporti e della ristorazione saranno i più colpiti.

La Cina e l’economia globale
Rispetto alla precedente epidemia di Sars del 2003, la Cina oggi ha un ruolo molto più centrale nell’economia globale. “A quel tempo, il suo peso sulla crescita mondiale era di un modesto 4%”, si legge in una nota di DBRS Morningstar. “Oggi rappresenta il 17% del Prodotto interno lordo del pianeta”. Gli investitori devono quindi tenere in considerazione le implicazioni sul commercio internazionale. E le banche centrali hanno già acceso i riflettori sul fenomeno. Nella sua riunione di gennaio, la Federal Reserve americana ha inserito il virus tra i rischi a breve per la congiuntura a stelle e strisce.

Uno dei settori che potrebbe essere più penalizzato è quello del lusso. “Stimiamo che gli acquisti cinesi rappresentino oggi il 35% di quelli globali contro il 2% di 17 anni fa”, dice Jelena Sokolova, analista azionaria di Morningstar, la quale ricorda che bisogna tenere in considerazione non solo gli acquisti fatti nell’ex celeste impero o a Hong Kong, ma anche quelli molto più significativi dei turisti cinesi all’estero. Infatti, le restrizioni ai viaggi, impattano indirettamente il lusso.

Politiche monetarie e fiscali
La Banca centrale cinese ha iniettato 1.200 miliardi di yuan (156 miliardi di euro) alla riapertura delle Borse lunedì 3 febbraio, con l’obiettivo di mantenere liquidità e dare stabilità al mercato dei cambi e quindi contenere gli effetti sui mercati del coronavirus. “Sul fronte fiscale, le autorità potrebbero annunciare a marzo un più ampio deficit di bilancio, se i costi per combattere l’epidemia dovessero aumentare”, spiegano gli analisti di DBRS Morningstar, i quali prevedono effetti negativi soprattutto nel trimestre in corso. “Se le politiche di contenimento dell’epidemia saranno efficaci, i contraccolpi sulla congiuntura potrebbero esaurirsi in 1-2 trimestri, ma continuiamo a monitorare i potenziali impatti sul rating del debito cinese”, concludono.  Attualmente l’agenzia assegna un giudizio pari ad A (high) con trend negativo (per approfondimenti sulla metodologia di rating di DBRS Morningstar, clicca qui).

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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