I bond tengono gli occhi puntati sugli Usa

Gli ultimi dati arrivati dall’America sono migliori delle attese e chi investe nel debito si è fatto tornare un po’ di appetito per il rischio.

Marco Caprotti 02/05/2019 | 11:42
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I fondi dedicati ai mercati obbligazionari si sono mossi in ordine sparso nelle ultime settimane. Quelli che investono sui bond a livello globale in un mese (fino al 29 aprile e calcolati in euro) hanno guadagnato (mediamente) lo 0,31%. Il segmento riservato a chi punta sui corporate bond è salito di quasi l’1%, mentre il comparto di chi si muove sul debito high yield è cresciuto dell’1,74%. In sostanza, quindi, si è registrato un certo appetito per le emissioni più rischiose (fra queste anche i bond dei paesi emergenti con il +0,66% dei fondi che investono in hard currency e il +0,5% di quelli in valuta locale).

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Radar sugli Usa
Il mercato sta osservando quello che succede negli Stati Uniti. “Gli operatori danno quasi per certo che la Federal Reserve non toccherà i tassi di interesse”, spiega Dave Sekera, managing director dei corporate bond rating e della ricerca di Morningstar Credit Ratings. “Nonostante l’attività economica negli Stati Uniti sia stata più forte delle attese, i misuratori che riguardano l’inflazione sono rimasti invariati. Le spese personali, ad esempio, da gennaio a marzo sono aumentate solo dell’1,3%”, dice Sekera. “Inoltre, è vero che gli ultimi dati macro sono stati particolarmente forti, ma non è detto che i fattori che hanno spinto la congiuntura nel primo trimestre dell’anno restino in piedi nei prossimi quarter”. In questo senso vanno anche le ultime indicazioni arrivate dalla Fed nella riunione dell’1 maggio. Questo, quindi, sembra escludere altri tagli dei tassi di interesse Usa che, nel corso dell’ultimo meeting, non sono stati toccati. Il costo del denaro, quindi, resta fermo in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Questo malgrado il pressing del presidente Usa, Donald Trump, che ha esortato la Fed a tagliare i tassi dell'1% e a rafforzare il suo programma di Quantitative easing per far accelerare l'economia “come un razzo”.

Secondo il CME FedWatch Tool (una sorta di barometro che gli operatori usano per cercare di anticipare in che direzione si stia muovendo la Fed), le possibilità che la Banca centrale Usa tagli i tassi di interesse di 25 punti base entro la fine di quest’anno è del 48,9%.Va comunque registrata la dichiarazione del presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, secondo cui, se gli Usa dovessero affrontare un'inflazione core dell'1,5%, la Banca centrale potrebbe prendere in considerazione un allentamento della politica monetaria.

Government bond
Per quanto riguarda la carta governativa i recuperi sono stati generalizzati, da inizio anno grazie a una ripresa delle valutazioni che ha interessato praticamente tutti i mercati sviluppati. “Un elemento che vale la pena sottolineare è che il rendimento del decennale tedesco è tornato in territorio negativo”, dice Sekera. A fine marzo, peraltro aveva fatto vedere (brevemente) una situazione del genere. “Ma era da settembre 2016 che non dava segni di voler torrnare così prepotentemente in territorio negativo”, dice Sekera. “Gli operatori, in questo caso, hanno a che fare con outlook che parlano di debolezza dell’Europa oltre ai dubbi che riguardano l’affare Brexit. In un quadro del genere sta aumentando il numero di quelli secondo cui la Banca centrale europea dovrà rivedere la sua politica monetaria ritardando la possibile attuazione di aumenti del costo del denaro”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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