E in Usa c’è chi diversifica con le non quotate

In America alcuni gestori guardano alle società private per andare a caccia della prossima Ipo d’oro. L’effetto sul portafoglio, nel bene e nel male, è minimo.

Katie Rushkewicz Reichart, CFA 20/06/2018 | 12:29
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Con società di grande calibro ma non quotate come Uber e Airbnb che fanno la loro comparsa in alcuni fondi, gli investitori iniziano a farsi domande sull’utilità di questo tipo di esposizione. I portafogli hanno una liquidità giornaliera che permette agli investitori di versare o ritirare soldi quando vogliono. Per questo l’inclusione di aziende poco liquide è finita sotto la lente.

Ma ci sono altri motivi per cui questo fenomeno è diventato più visibile. Primo: le società private in molti casi hanno rimandato o cancellato la loro Ipo scegliendo di raccogliere capitali sul mercato dei privati e di far crescere il loro business senza la pressione delle Borse. Secondo: quando le società private sono entrate nel perimetro di analisi dei fondi di investimento sono riuscite a trasformare i loro sforzi competitivi diventando, all’interno del settore di riferimento, più grandi dei loro concorrenti quotati. Terzo: i manager attivi, che devono sempre più fare i conti con i costi bassi e le performance dei prodotti passivi, hanno trovato interessanti le possibilità di rendimento che possono dare queste aziende private.

L’analisi
Morningstar ha analizzato la presenza di questo tipo di società nei fondi large cap Usa (domiciliati in America) per capire quali rischi e opportunità presentino (i dati sono a dicembre 2017 e sono stati esclusi Etf e fondi di fondi).

Abbiamo scoperto che 70 strumenti hanno una qualche forma di investimento nelle società private. In tutto rappresentano il 5,8% dei fondi presenti nel database Morningstar. In termini di asset la somma equivale a 7,7 miliardi di dollari o lo 0,51% del mare azionario nel quale vanno a pescare i fondi large cap.

Dei 70 fondi large cap che hanno investito in società private, tre quarti fanno parte del gruppo Growth, 13 del Blend e quattro del Value. Molte società private di nascita recente sono nel comparto tecnologico e nell’healthcare, due segmenti molto interessanti per i Growth. L’obiettivo di tutti è mettere in portafoglio società che, quando andranno in Borsa, avranno performance stellari, come è successo a Facebook. I gestori growth, però, sono meno preoccupati per le valutazioni. Questo, tra l’altro, è sempre un elemento difficile da determinare quando si ha a che fare con una società non quotata.

Alcune società private tendono ad essere più popolari di altre fra i gestori di fondi. La tabella sotto mostra quelle più presenti all’interno dei fondi analizzati.

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Tra i fondi che investono nelle società private, comunque, l’esposizione a questo tipo di asset è modesta. La Sec (la Consob americana, Ndt) limita al 15% il massino di asset investibili in una società non quotata (in Italia il limite è il 10%. Ma, in base ai dati Morningstar sugli strumenti venduti nella Penisola, è un asset che nessuno tocca, Ndt). E’ raro, però, che un gestore si avvicini a questo tetto. L’89% dei fondi che abbiamo analizzato investono meno del 3%. In generale, è difficile che l’investimento in questo tipo di società sia in grado di influenzare, nel bene e nel male, il rendimento di un portafoglio. In ogni caso, maggiore è la presenza di società private, più grande è il pericolo di restare impigliati in un asset che si dimostrerà deludente se dovessero cambiare i gusti dei consumatori, se peggiorassero i fondamentali o se un eventuale debutto in Borsa venisse cancellato.

Un altro problema per questo tipo di investimento è il tempo che il manager impiega a studiare il gran numero di società per le quali potrebbe essere interessante un investimento. In questo senso sono avvantaggiate società di gestione come Fidelity e T.Rowe Price che hanno le risorse analitiche per fare un lavoro di questo tipo.

Conclusioni
E’ vero che i gestori di fondi hanno mostrato un crescente interesse per l’investimento nelle società non quotate nel corso degli ultimi anni. Tuttavia l’impatto che queste hanno sulle performance è minimo. Una piccola percentuale di fondi investe nelle aziende private e quelli che lo fanno tendono, per diversi motivi, a limitare l’esposizione. Una scelta saggia, considerando la scarsa liquidità e i rischi specifici di questi business. L’investimento nelle società non quotate dovrebbe essere comunque monitorato costantemente dal gestore per essere sicuro che sia coerente con la strategia generale del portafoglio. In linea di massima, comunque, la presenza di questo tipo di aziende è talmente bassa che gli investitori non se ne devono preoccupare.  

L'analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Katie Rushkewicz Reichart, CFA  Katie Rushkewicz Reichart is a senior mutual fund analyst with Morningstar.

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