Le performance dei Morningstar rating

Stelle e medaglie hanno finalità diverse. Sono, però, accomunate dall’indipendenza dei giudizi. Recenti studi li hanno messi alla prova. Ecco cosa bisogna sapere per utilizzarli correttamente.

Sara Silano 26/04/2018 | 09:24
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Anche i rating hanno il loro test. Morningstar realizza periodicamente analisi sul comportamento dei metodi proprietari di valutazione dei fondi, ossia dello Star rating (le stelle) e dell’Analyst rating (le medaglie). Le due metodologie sono assai diverse tra loro, ma accomunate dalla totale indipendenza di giudizio, in quanto Morningstar non riceve alcun compenso per la loro attribuzione.

Lo Star Rating
Le stelle sono un indicatore quantitativo e oggettivo delle performance passate di un fondo e sono basate sul profilo di rischio/rendimento corretto per i costi (la misura-chiave è il Morningstar risk-adjusted return, o MRAR). La metodologia è comune in tutto il mondo e l’aggiornamento dei rating è mensile. E’ assegnato in base al posizionamento relativo all’interno della categoria di appartenenza e attribuisce maggior peso alle performance di medio e lungo termine (cinque e 10 anni) rispetto a quelle di breve periodo (tre anni).

L’Analyst Rating
L’Analyst Rating è prospettico, qualitativo e si concentra sui quei fattori che statisticamente riescono meglio a predire i rendimenti futuri: il capitale umano e l’esperienza dei gestori, la qualità della società di gestione, l’efficacia della strategia e del processo di investimento e soprattutto i costi. I pilastri di analisi sono cinque: Persone, Processo, Performance, Società e Prezzo. Per ciascuno di questi, vengono raccolte informazioni attraverso l’uso di banche dati, strumenti di analisi sviluppati da Morningstar, questionari inviati alle società di gestione e incontri diretti con i gestori nel corso dei quali viene approfondita la conoscenza del fondo. Il giudizio finale, rivisto periodicamente, viene sviluppato in seno al Comitato di Rating europeo che assicura l’omogeneità nell’applicazione della metodologia. Il risultato è un report, che descrive in dettaglio i fattori oggetto di valutazione. I gradi di rating sono: Gold, Silver, Bronze, Neutral e Negative (Per approfondire le differenze tra le due metodologie, clicca qui).

Le stelle per cominciare
Da uno studio, condotto da Jeffrey Ptak, direttore globale della ricerca, sull’universo americano, dove si è potuto considerare un più esteso intervallo temporale, ossia dal luglio 2002 (quando è stata adottato il sistema attuale) a maggio 2017, emerge che i comparti con più alto rating sono costantemente stati in una fascia commissionale più bassa di quelli con valutazione inferiore. In sostanza, le stelle hanno saputo indirizzare verso i prodotti meno costosi. Molte ricerche hanno dimostrato come le spese, non solo abbiano un impatto sulle performance, ma siano anche indicatori affidabili del comportamento futuro di un prodotto di risparmio, per cui è sempre bene evitare di pagare più del necessario.

Le performance dello Star rating

Lo Star rating, inoltre, ha dimostrato di funzionare bene nell’indirizzare gli investitori verso i fondi che soffrono meno i ribassi dei mercati. Infine, lo studio rileva che è più probabile che i comparti con quattro o cinque stelle mantengano un giudizio elevato nel tempo piuttosto che scendano a una o due stelle. Raramente, invece, i peggiori migliorano negli anni successivi all’assegnazione del rating. Il trend, comunque, non è omogeneo: è più evidente nelle categorie bilanciate e obbligazionarie; meno in quelle azionarie (per approfondimenti clicca qui).

Analyst rating e performance
Il team di ricerca guidato da Ptak ha messo alla prova anche l’Analyst rating, in un report dello scorso dicembre dal titolo Analyzing the Performance of the Analyst Rating Globally. Il periodo di osservazione andava da novembre 2011, anno dell’introduzione di questa metodologia, ad aprile 2017. L’obiettivo era misurare la performance dell’Analyst rating nel predire i futuri rendimenti aggiustati per il rischio dei fondi che in questi sei anni hanno ricevuto tale giudizio qualitativo. “L’analisi mostra che l’Analyst rating ha avuto capacità predittiva delle performance future dei fondi nel periodo considerato, anche se in misura diversa a seconda delle asset class”, scrivono i ricercatori. La metodologia di valutazione ha funzionato molto bene nel caso dei fondi azionari, dove i Gold, Silver e Bronze hanno fatto decisamente meglio degli strumenti con un giudizio neutrale o negativo, mentre i risultati sono stati più deboli nel reddito fisso. In ogni caso, sono necessari ulteriori analisi in futuro quando si avrà a disposizione i dati su un intero ciclo di mercato (per approfondimenti, clicca qui).

Le performance dell'Analyst Rating

 

L'analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

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Per informazioni sul codice etico degli analisti e la metodologia, clicca qui.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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