Qualcosa è cambiato nel Wide Moat Index

A giugno, sono usciti dal paniere sei titoli che non erano più a prezzi convenienti. Alla performance del semestre hanno contribuito salute e tecnologia. Non avere energy ha dato una mano in più. 

Marco Caprotti 27/06/2017 | 11:54
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Il Wide Moat Focus Index cambia faccia. Almeno un po’. A giugno sei titoli sono stati sostituiti all’interno del paniere elaborato da Morningstar che raccoglie le società con un vantaggio competitivo ampio (quelle che, nel loro segmento di mercato, possono tenere alla larga i competitor per almeno 20 anni) unito a un forte sconto rispetto alle stime di fair value. Del banchmark fanno parte solo titoli Usa.

L’indice, a sua volta, è formato da due sottogruppi. I due universi sono aggiornati, alternativamente, ogni sei mesi. Alla fine dell’ultima revisione, il paniere risulta composto, in totale, di 50 titoli. Fra le società che hanno fatto il loro ingresso (vedi tabella 1) ci sono i colossi dell’asset management T.Rowe Price e BlackRock. Tra le uscite (tabella 2), ci sono due gruppi del mattone che erano diventati troppo cari: Jones Lang LaSalle e CBRE Group.

Tabella 1
entrati

Tabella 2 
usciti

Come è andata nel primo semestre
Nella prima metà del 2017 (fino al 19 giugno), il Wide Moat Focus Index ha segnato +12,2% (in dollari), battendo il paniere di riferimento (l’indice Morningstar US Market) di 274 punti base. Ha anche superato l’S&P500 di 250 bp. A guidare la crescita sono stati soprattutto i titoli dei beni di consumo ciclici (formano un quinto del portafoglio), che hanno guadagnato il 14,3%. Ma alla performance hanno contribuito anche l’healthcare e la tecnologia grazie soprattutto alla spinta, rispettivamente, delle società che producono apparecchi medicali e software. Una parte del merito della corsa va anche al fatto che il paniere non ha praticamente titoli legati all’energy. “Non è detto che sarà così anche in futuro”, spega Karen Wallace, analista di Morningstar. “Fino ad ora non abbiamo trovato aziende del settore con uno sconto convincente. Ma se la fase di debolezza dovesse continuare allora le cose potrebbero cambiare”. Il segmento energetico è sceso del 12,6% da inizio anno a causa del calo del prezzo del petrolio. Mediamente le stock del settore trattano a un rapporto price/fair value di 0,93.

C’è comunque chi, all’interno del paniere ha tirato il freno. Ad esempio i materiali di base che, a livello settoriale, da gennaio sono stati quelli che si sono comportati peggio. Anche fra i best performer ci sono state delle eccezioni. Nel segmento salute, ad esempio, alcuni biotecnologici sono scesi del 10% circa. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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