Tante buone ragioni per investire negli emergenti

Valutazioni più basse, crescita potenziale dei dividendi e trend demografici di lungo periodo spiegano gli elevati flussi di capitali verso i mercati in via di sviluppo. Ecco dove cercare valore.

Francesco Lavecchia 01/06/2017 | 11:05
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Quella tra gli investitori e i mercati emergenti è ormai una storia seria. Negli ultimi 10 anni circa 450 miliardi di dollari sono confluiti nell’acquisto di titoli azionari e di debito emessi nei paesi in via di sviluppo.

Il principale driver della costante crescita di questi investimenti è rappresentato dal trend demografico che nei prossimi anni cambierà pelle a queste regioni: la crescita del reddito medio aumenterà i consumi di beni e di servizi e la spesa sanitaria e, con quest’ultima, anche l’età media della popolazione. Un cocktail che promette di spingere gli utili aziendali e con essi anche le cedole dei titoli azionari. Due variabili che non lasciano indifferenti gli investitori.

Dal 2007 a oggi il pay-out delle società delle regioni emerging è cresciuto a un ritmo dell’1,8%, ancora lontano dal +4,4% fatto registrare dalle corporate americane ma, in prospettiva e tenendo presente le differenze in termini di sviluppo delle due aree, i margini di miglioramento sono enormi.

Le stock emergenti, inoltre, hanno prezzi più convenienti e promettono un rendimento medio più che doppio rispetto alla media. Negli ultimi 12 mesi i listini dei paesi in via di sviluppo hanno sovraperformato quelli sviluppati (Grafico 1: crescita degli indici negli ultimi 12 mesi), ma nonostante questo gli emerging markets viaggino in linea con il fair value mentre le azioni Usa sono scambiate a premio di oltre il 30%. Le aspettative legate al rendimento medio atteso nei prossimi 10 anni dai listini emergenti sono scese negli ultimi mesi, ma continuano ad essere largamente più alte rispetto a quelle del mercato azionario globale nel suo complesso (Grafico 2).

Grafico 1: Mercati Emergenti vs Mercati Sviluppati
Rendimenti 1yemerngenti 1062017

 

 

Grafico 2: Aspettative di lungo termine a confronto

Rendimentiattesi 1062017

 

A fronte di questi vantaggi, però, investire in questi listini espone a dei rischi. “Il primo è legato alla fluttuazione del prezzo delle commodity, dato che l’economia di molti dei paesi in via di sviluppo dipende dalla produzione ed esportazione di materie prime (Grafico 3). Il secondo è il maggior sbilanciamento dei listini della regione, rispetto a quelli dei mercati sviluppati, ai settori energia, materie prime e beni industriali. Due aspetti da prendere in considerazione in ottica di ottimizzazione dell’asset allocation del portafoglio”, dice Dan Kemp Chief Investment Officer EMEA di Morningstar.

Grafico 3: Correlazione tra andamento delle commodity e performance dei mercati emergenti

Correlazionematerieprime 1062017

Best idea tra gli emergenti
Tra le azioni quotate sui listini emergenti, Cemex è tra quelle scambiate ai tassi di sconto più elevati. Il gruppo messicano opera nel settore delle costruzioni ed è fortemente esposto alle economie dell’America latina dalle quali ricava il 35% del giro d’affari complessivo e il 60% del reddito operativo. Questo suo posizionamento gli permetterà di sfruttare la crescita della domanda di infrastrutture e di edifici residenziali prodotta dall’aumento della ricchezza e dalla maggior urbanizzazione dei paesi.

“Grazie ad elevate barriere all’ingresso (a causa delle difficoltà nell’ottenere permessi per l’apertura di nuovi cementifici) e alla sua efficienza produttiva, Cemex riesce a generare margini di profitto superiori alla media e ci aspettiamo che la crescita dei ricavi possa ulteriormente migliorarne la profittabilità”, dice Kristoffer Inton analista azionario di Morningstar. “La nostra stima del fair value è pari a 12,02 dollari (report aggiornato al nove maggio 2017) che vale al titolo scambiato sul NYSE di New York un rating di quattro stelle”.

In India, invece, Tata Motors è in prima linea per incassare i frutti del miglioramento degli standard di vita nel paese. Lo sviluppo economico stimolerà nuovi investimenti infrastrutturali da parte del governo. Questo, unito all’aumento del reddito medio delle famiglie, dovrebbe spingere la domanda di autoveicoli. Il gruppo, inoltre, è proprietario anche del marchio Jaguar Land Rover ed è quindi ben posizionato per catturare anche la crescente domanda nel segmento luxury.

“Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo che una crescita media del fatturato dell’8% che, unita al vantaggio di godere di bassi costi di produzione (in particolare della forza lavoro), produrrà un’espansione del margine operativo dall’attuale 6% all’8% nel 2021”, dice Richard Hilgert di Morningstar. “In base a queste previsioni la nostra stima del fair value è di 570 rupie (report aggiornato al 24 maggio 2017) che valgono al titolo un rating di quattro stelle”.  

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Cemex SAB de CV ADR8,27 USD1,10
Tata Motors Ltd991,10 INR0,46

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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