Cosa fare se il Dow si sgonfia

Il mancato superamento della soglia critica dei 20.000 punti potrebbe innescare un forte sell off sul listino americano. Chi teme la discesa può tutelarsi attraverso il posizionamento su titoli dai solidi fondamentali e dalla bassa volatilità. Ecco quali.

Francesco Lavecchia 20/12/2016 | 10:25
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Il rally del Dow Jones fa paura? Meglio tutelarsi dal possibile sell off posizionandosi su titoli con Moat elevato e bassa volatilità. Da inizio anno l’indice azionario americano ha guadagnato oltre il 14%, ma il trend potrebbe invertirsi a breve, specie se l’indice non sarà in grado di sforare la soglia storica di 20.000 punti. Ecco perché la strategia migliore potrebbe essere quella di giocare in difesa.

American Express esplora nuovi business
American Express (AXP) ha sottoperformato il mercato registrando un rendimento appena superiore al 30%. Le sue quotazioni sono al momento in linea con il fair value pari 76 dollari (report pubblicato in data 20 ottobre) e, dicono gli analisti, la solidità del modello di business del gruppo statunitense protegge il titolo da eccessivi scossoni in Borsa.

“Il Moat di American Express si basa sull’effetto di network che si crea tra i detentori di carta di credito e gli esercenti commerciali. I primi la utilizzano perché attratti dai servizi offerti e dal meccanismo di ricompensa previsto dalla società in base agli acquisti effettuati, i secondi la accettano come mezzo di pagamento perché disposti a pagare commissioni elevate pur di garantirsi le preferenze di consumatori molto facoltosi”, dice Jim Sinegal, analista di Morningstar.

“Nel mercato delle carte di credito si sta registrando un inasprimento della concorrenza da parte di altri gruppi finanziari, come ad esempio JPMorgan, che pur di attirare nuovi clienti sono disposti a offrire schemi di incentivi molto vantaggiosi. A nostro avviso però, AXP ha messo in campo una strategia che le permetterà di mantenere salda la posizione di vantaggio”.

Il management ha promosso nuovi investimenti in advertising e nel marketing al fine di rafforzare il valore del brand e ha operato un deciso razionamento dei costi operativi con l’obiettivo di limitare l’erosione dei margini di profitto. Inoltre, American Express possiede un patrimonio dati, relativo alle abitudini di spesa dei propri clienti, che ha iniziato solo parzialmente a monetizzare e che, se sfruttato a pieno, potrebbe aprire le porta a una nuova linea di business molto profittevole.

Nike punta sugli emergenti
La solidità del modello di business di Nike si basa sul valore del marchio, sulle elevate economie di scala e sulla forte presenza nei mercati emergenti. L’azienda americana genera flussi di cassa generosi e in maniera costante nel tempo, ma il mercato sconta oltremodo la leggera contrazione dei margini di profitto degli ultimi trimestri e i timori legati alle possibili ripercussioni che l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti potrebbe avere sugli accordi commerciali internazionali. Il titolo ha perso da inizio anno il 17% e ora è scambiato a un tasso di sconto del 10% rispetto al fair value che è pari a 57 dollari per azione (report pubblicato in data nove novembre).

“Grazie alla sua capacità di innovare il prodotto, agli elevati investimenti nel marketing e alle numerose sponsorizzazioni da parte dei migliori atleti di varie discipline, che danno ulteriore credibilità ai miglioramenti tecnologici apportati alle calzature e all’abbigliamento sportivo, Nike riesce a occupare una posizione dominante all’interno dell’industria e a realizzare margini di profitto superiori alla media”, dice R.J Hottovy, analista di Morningstar.

“Il principale driver di crescita di lungo periodo è rappresentato dall’affermazione della classe media nei paesi emergenti e dell’aumento della loro capacità di spesa, anche se ci aspettiamo che anche i mercati sviluppati continuino a dare il loro contributo. Nei prossimi cinque anni prevediamo una crescita media attorno al 10% e un miglioramento del margine operativo dall’attuale 14% al 18% nel 2021”.

Microsoft seconda nel Cloud
Microsoft ha guadagnato il 13% da inizio anno e oltre il 20% negli ultimi sei mesi. Al momento le azioni del gruppo americano sono scambiate in linea con il fair value pari a 63 dollari (report pubblicato in data nove novembre), ma gli analisti sono fiduciosi che in caso di inversione di tendenza del Dow Jones la solidità dei fondamentali sarebbe in grado di proteggere il titolo da reazioni spropositate da parte del mercato.

“L’azienda americana gode di una posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore tecnologico per effetto dell’egemonia del sistema operativo Office all’interno del segmento di clienti business. Questo le garantisce un forte potere contrattuale che le permette di operare un redditizio cross-selling dei propri prodotti e servizi. Inoltre, la scelta del management di puntare sul segmento del Cloud, nel quale può vantare una quota di mercato seconda soltanto a quella di Amazon, le garantisce elevate prospettive di crescita future”, dice Rodney Nelson analista azionario di Morningstar. “Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo un progresso medio dei ricavi attorno al 6% e questo dovrebbe proteggere il titolo da eventuali scossoni dei listini”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
American Express Co239,12 USD0,07Rating
Microsoft Corp409,06 USD0,37Rating
Nike Inc Class B94,64 USD0,66Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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