Il Giappone spera che il presidente Usa non faccia Trump

L’economia nipponica è quella che rischia di più se il prossimo inquilino della Casa Bianca porterà avanti il suo programma protezionistico. Per ora gli investitori non sembrano preoccupati. Ma, dicono gli analisti, ci vuole prudenza. Anche alla luce del quadro macro. 

Marco Caprotti 01/12/2016 | 09:53
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Il Giappone guarda gli Stati Uniti e cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. Il Sol levante, infatti, è uno di quelli che ha più da perdere o da guadagnare a seconda di quella che sarà veramente la politica economica portata avanti dal presidente eletto Donald Trump. Il Sol levante, infatti, è stato spesso messo all’indice dal prossimo inquilino della Casa Bianca quando illustrava le sue idee protezionistiche. Gli Stati Uniti, del resto, rappresentano un quinto delle esportazioni nipponiche. “Nelle settimane seguenti all’elezione di Trump, tuttavia, la Borsa di Tokyo ha reagito bene”, spiega Kenneth Lamont, analista di Morningstar. “Le attese di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve hanno già fatto rafforzare il dollaro contro lo yen. Questo, unito all’attesa di uno stimolo fiscale su larga scala in Usa, potrebbe abbassare ulteriormente il costo dei beni giapponesi facendone crescere la domanda”.

Nell’ultimo mese (fino al 29 novembre) l’indice Morningstar Japan (calcolato in euro) ha guadagnato l’1,4%, portando a +5,3% la performance da inizio anno (+5,5% e -3,4%, rispettivamente, in yen).

L'indice Morningstar Japan da inizio anno

graficoJap

Dati in euro aggiornati al 29 novembre 2016

Fonte: Morningstar Direct

Non abbandonare la prudenza
Un po’ di prudenza tuttavia, è d’obbligo. Per due motivi. Primo: “La retorica protezionistica di Trump potrebbe trovare applicazione nella realtà con l’introduzione di barriere al commercio o tariffe più alte”, dice Lamont. “In entrambi i casi le società esportatrici giapponesi ne soffrirebbero”. Secondo: il quadro macro delicato. Le ultime notizie da questo fronte dicono che l’indice Pmi manifatturiero in Giappone è sceso a 51,1 a novembre da 51,4 di ottobre, secondo i dati elaborati da Markit. L'indicatore relativo alla produzione è calato a 52,2 da 53,3 di ottobre.

La produzione industriale è cresciuta dello 0,1% su mese a ottobre, dopo i rialzi già registrati ad agosto e settembre (fonte: Ministero nipponico dell'industria). Nel dettaglio, le forniture sono aumentate del 2,2% mentre gli stock sono diminuiti del 2,1%.

Il Sol levante, poi, ha registrato a ottobre un surplus commerciale in rialzo rispetto ai 104,786 miliardi di un anno prima, anche se è risultato inferiore alle attese degli economisti, con import ed export decisamente in calo (Ministero delle finanze). Il risultato della bilancia commerciale è stato pari a 496,2 miliardi di yen (4,3 miliardi di euro), con le esportazioni in flessione del 10,3% e le importazioni del 16,5%.

Chi si è fatto notare
Fra i fondi della categoria large cap quello che ha fatto meglio nell’ultimo mese (+8,30%) è Man GLG Japan CoreAlpha Equity Class D JPY Acc (una stella Morningstar, Analyst rating: Bronze). Il fondo sovrappesa soprattutto il settore finanziario. Una scelta che sottopone (come ha fatto anche in passato) lo strumento a forti momenti di volatilità, visto che il segmento bancario in particolare è uno dei più sensibili alle prospettive della congiuntura che, nel caso del Giappone, si dimostrano mutevoli.

Nella categoria small e mid cap si è fatto notare soprattutto Amundi Funds Equity Japan Target FJ-C Class (rating due stelle) che nell’ultimo mese ha segnato +2,6%, portando a +3,1% la performance da inizio anno. Il gestore, in questo caso, sottopesa i finanziari e preferisce dare maggiore importanza al settore industriale e a quello tecnologico. Anche qui, tuttavia, il rischio è quello della volatilità legata, stavolta, all’andamento dello yen. Un elemento fondamentale per un’economia votata all’export come quella giapponese. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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