Il mercato anticipa la Cina

LA CLASSIFICA. La Prima economia emergente manda qualche segnale di ripresa e adesso si affida ancora di più ai consumi interni. Fra le commodity, l’oro inizia ad avere il fiatone. Quelle agricole sperano nel brutto tempo. 

Marco Caprotti 08/09/2016 | 15:54
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Ancora una volta i mercati hanno saputo giocare d’anticipo. Prima che arrivassero le notizie ufficiali a certificarlo, hanno annusato un cambio di passo dell’economia cinese e si sono posizionati di conseguenza. A mostrarlo sono i dati relativi alle performance delle categorie Morningstar il mese scorso. Nella top 3, il primo e il terzo posto sono occupati dal segmento che raccoglie i fondi specializzati sull’azionario cinese (+6,31% in euro) e da quello che raggruppa gli strumenti che si occupano dell’equity Greater China (+4,68%). Il secondo posto, a sorpresa è dell’azionario specializzato su Israele (nessun fondo disponibile in Italia). Sono andate male, invece, le commodity: soprattutto i metalli preziosi (-12,2% per la categoria equity del comparto), ma anche le granaglie (-7,56%) e le generiche relative all’agricoltura (-5,12%).

Cina
Il tentativo di ripresa delle Cina dopo alcuni trimestri in grigio è testimoniato dagli ultimi dati macro. I numeri dicono che le esportazioni ad agosto sono calate a un ritmo inferiore alle attese, mentre le importazioni sono aumentate facendo segnare il primo vero apprezzamento dal 2014. Un segnale, questo, che viene letto come una ripresa della domanda interna (che è poi quella su cui Pechino conta per far andare la congiuntura del paese). I dati rilasciati dall’Amministrazione generale delle dogane spiegano che l’export è calato del 2,8% rispetto all’anno precedente. Considerando che il dato di luglio era stato -4,4%, il mercato lo considera comunque un buon risultato. L’arrivo di merci nel paese invece è salito dell’1,5% (anno su anno). E qui gli applausi si sono fatti ancora più fragorosi considerando che il dato di luglio era stato -12,5%. Secondo il consensus degli analisti, un graduale recupero della congiuntura mondiale dovrebbe fare bene sia alle importazioni che alle esportazioni cinesi.

Israele
Anche la performance di Israele si appoggia sul miglioramento del quadro macro. I dati preliminari relativi all’ultimo trimestre dicono che i consumi privati sono cresciuti grazie al basso livello di disoccupazione e alla politica accomodante della locale Banca centrale. Motivi di preoccupazione, tuttavia, non mancano, le esportazioni di beni e servizi stanno calando anche a causa del rafforzamento del siclo (la divisa locale). La legge finanziaria varata dal governo, intanto, prevede tagli, sia sul fronte delle spese che delle tasse.

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Oro
I metalli preziosi mostrano segni di affaticamento che preoccupano gli investitori. In particolare per quanto riguarda l’oro. “L’investimento nel metallo giallo è una scelta controversa”, spiega Dan Kemp, responsabile investimenti per l’area EMEA di Morningstar Investment Management.  “In questo momento poggia su quattro elementi, alcuni dei quali anche in contrasto fra loro: la paura di una crisi economica, il timore di un aumento eccessivo dell’inflazione, un incremento della domanda da parte di alcuni fondi sovrani come quello cinese e i rendimenti negativi di alcuni bond che fanno perdere all’obbligazionario il loro potere di scudo contro le perdite dell’equity”. In questo mare si muovono le valutazioni del minerale che sono salite del 26,5% in un anno (fino a luglio 2016). “Il problema a questo punto è capire se l’oro sia veramente un efficace porto sicuro o solo un asset il cui prezzo è una convenzione del mercato”.

Agricoltura
Gli investitori, intanto, osservano l’andamento delle altre commodity e si grattano la testa. I prezzi di molti segmenti hanno seguito una traiettoria negativa nonostante segnali di ripresa dell’inflazione arrivati da alcune aree geografiche. A favore di una ripresa delle quotazioni delle materie prime alimentari in genere, secondo gli analisti di Morningstar, giocano due elementi: un rinnovato stato di forma di alcuni segmenti (ad esempio il petrolio) che farebbe bene a tutto il comparto (il cosiddetto effetto simpatia) e il cattivo tempo che si è abbattuto in diverse aree di produzione che ha ridotto la disponibilità di alcuni prodotti. L’andamento dei future trattati al Chicago Mercantile Exchange, in questo senso, mostra un’attesa di crescita dei prezzi nel prossimo anno per grano, mais e soia. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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