Non bastano i FANG per azzannare il mercato

Facebook, Amazon, Netflix e Google l’anno scorso hanno salvato Wall Street. Dopo le prese di profitto le valutazioni sono tornate interessanti. Ma è meglio cambiare strategia rispetto al 2015 e guardare i listini con una visione più ampia.

Marco Caprotti 21/06/2016 | 12:34
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Col senno di poi si può dire che è stato facile, per qualcuno, strappare brandelli di rendimento al mercato nel 2015. Soprattutto a quello americano. Bastava avere in portafoglio i FANG (zanna, in italiano e l’acronimo con cui gli investitori indicano i leader di Internet: Facebook, Amazon, Netflix e Google, ora Alphabet). Resta da capire se i big four di Internet sapranno ripetersi e se sono poi così determinanti per le sorti dei listini Usa.

Occhio al valore
L’anno scorso i titoli delle quattro società sono riusciti a mettere a segno (insieme), un +83% che, secondo molti osservatori ha impedito alla Borsa di Wall Street di finire il periodo in negativo, soprattutto con la tempesta, in termini di volatilità, che si è vista a partire da dicembre e che ha condizionato buona parte di questo primo semestre. Quest’anno la storia sembra differente: l’unico titolo che riesce a dare un po’ di rendimento (fra alti e bassi) e Facebook mentre gli altri stanno subendo le prese di profitto. “Viene da chiedersi se, realisticamente, queste azioni possono dare ancora soddisfazione agli investitori”, dice John Rekenthaler, vice presidente della ricerca di Morningstar. “Apple e Google sono le due società che, a livello mondiale, hanno la maggiore capitalizzazoone di Borsa. Amazon, che non ha ancora guadagnato 1 miliardo di dollari in un esercizio fiscale, viene valutata intorno ai 300 miliardi. Anche considerando le loro capacità di crescita, si dovranno dare molto da fare per mostrare lo stato di forma che hanno fatto vedere in passato”.

Non solo FANG
Meglio abbandonarle, quindi? “Le valutazioni – soprattutto dopo gli ultimi ritracciamenti - e il moat sono interessanti”, continua Rekenthaler. “Ma non si può pensare di muoversi sui FANG come è stato fatto l’anno scorso. E’ vero che in qualche modo hanno salvato la Borsa Usa. Ma la storia e le statistiche dimostrano che spesso un gruppo di azioni, anche piccolo, è in grado di determinare le sorti di intere piazze finanziarie. La morale è che bisogna stare attenti a non cadere nell’errore di farsi condizionare da strategie che hanno funzionato bene in passato ma che devono fare i conti con nuovi scenari”. Anche in questo caso la storia viene in soccorso. L’anno scorso I FANG hanno dato alla Borsa Usa una spinta pari al 2,4%. Ma in altri periodi ci sono stati piccoli gruppi di stock che sono riusciti a regalare agli indici anche il 5% o il 7%. “In generale, poi, i listini vanno guardati in maniera un po’ ampia”, spiega Rekenthaler. “Chi l’anno scorso aveva in portafoglio i primi 20 titoli per capitalizzazione dell’S&P ha portato a casa un rendimento del 5%. Negli ultimi due decenni i top twenty del paniere hanno regalato agli operatori, mediamente, il 6,3%”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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