Rispunta il Biotech

I fondi dedicati alle aziende pharma più innovative stanno facendo vedere rendimenti a due cifre. La tendenza, dicono gli analisti, potrebbe continuare se le società manterranno il loro vantaggio competitivo. 

Marco Caprotti 27/04/2016 | 16:06
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Le biotecnologie tornano a creare un po’ di rendimento nei portafogli degli investitori. L’analisi delle categorie Morningstar mostra che quella dedicata al settore più innovativo del pharma nell’ultimo mese (fino al 25 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato poco più del 13%. Certo, di strada ne deve ancora fare per recuperare il 33% che ha perso dai massimi degli ultimi tre anni (toccati ad agosto 2015).

Tuttavia, dicono gli operatori, potrebbe essere il segnale che gli investitori stanno tornando a considerare, seppur uno alla volta, i tre fattori che formano l’Economic moat (il vantaggio competitivo) dei titoli di questo segmento: efficienze di scala, vantaggio di costo e gli asset cosiddetti intangibili. “Al momento, praticamente tutto il vantaggio competitivo delle aziende biotecnologiche è legato al terzo elemento”, spiega Karen Andersen, l’analista che segue il segmento biotech per Morningstar. “Si tratta di componenti come i brevetti, le licenze governative e la forza del marchio. Insomma tutte quelle cose che sono in grado di tenere lontana la concorrenza. In generale questi elementi stanno rendendo sempre più forti le aziende biotech”.

Caccia aperta alle biotech?
Il problema a questo punto, per chi va a caccia di biotecnologia, potrebbero essere le valutazioni. Secondo le analisi di Morningstar, attualmente le azioni del segmento vengono trattate (mediamente) con uno sconto del 20%. “Considerando le caratteristiche peculiari di queste società, le valutazioni potrebbero cambiare molto velocemente mano a mano che i processi di elaborazione dei farmaci entrano nelle diverse fasi di sperimentazione prima e produzione poi”, spiega uno studio firmato da Edward Yoon, responsabile del settore healthcare di Fidelity Investment. “In generale i guadagni quest’anno potrebbero calare leggermente rispetto al 2015, ma dovrebbero restare comunque a doppia cifra”.

Non va poi dimenticato l’aspetto puramente speculativo. In particolare quello legato alle fusioni e acquisizioni. “Questo è un fattore che interessa tutto il settore pharma dove molte aziende hanno la necessità di utilizzare il capitale che arriva dai flussi di cassa per crescere cercando opportunità di investimento”, spiega Yoon. “Certo le M&A non dovrebbero essere l’unico motivo per possedere i titoli di una società, ma possono essere un acceleratore nella creazione di valore per gli azionisti, soprattutto quando si parla di aziende che hanno buoni fondamentali e che sanno come utilizzare il capitale”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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