Matrimoni Tlc, la statistica sfida l’Antitrust

L’Ue è diventata più severa in materia di M&A fra operatori del settore. Ma i calcoli - e le condizioni di mercato - dicono che nuove fusioni sono alle porte.

Marco Caprotti 29/03/2016 | 10:14
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Fusioni fra le telecom a rischio? No, almeno secondo la statistica e l’evoluzione del mercato. Il timore che le nozze nel segmento Tlc potessero essere un capitolo chiuso ha cominciato a serpeggiare fra i desk delle sale operative quando, a novembre di due anni fa, il Commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia, (scaduto il suo mandato) è stato sostituito da Margrethe Vestager. Il primo era conosciuto per essere un tifoso delle M&A, tanto da aver dato la sua benedizione a diverse operazioni in Austria, Irlanda e Germania proprio nel segmento telefonico. La seconda, invece, non ha mai fatto mistero di essere molto critica verso questo tipo di operazioni. Tanto che, a settembre 2015, Telenor e Telia Sonera hanno ritirato il progetto di inserire all’interno di una joint-venture le loro controllate danesi. Una scelta che, secondo molti operatori ha messo la parola fine alle M&A in Europa. Almeno fino a quando la signora Vestager resterà al suo posto.

Cosa dice la statistica
“Per noi, invece, questo non succederà”, spiega Allan Nichols, analista del settore comunicazioni di Morningstar, secondo cui ci sono alcuni elementi da prendere in considerazione, fra cui anche quelli di tipo statistico. Il ragionamento in questo senso parte dall’analisi dell’indice di Herfindal, (un sistema che viene usato per misurare in che modo un bene condivisibile è diviso tra la popolazione. In economia si utilizza per valutare la presenza di beni o imprese in un mercato o in un territorio). “In base ai nostri calcoli viene fuori che tre offerte nel Regno Unito per acquistare 02 (del gruppo Telefonica) hanno le stesse chance di riuscita. In Italia c’è una possibilità su tre che l’operatore 3 faccia una joint venture con Wind (appartenente a VimpelCom)”.

Più complesso il caso di Orange che vorrebbe portarsi a casa Bouygues Telecom (del gruppo di comunicazione Bouygues). “Se l’operazione dovesse ottenere solo l’ok della Ue non avrebbe alcuna possibilità di successo”, spiega l’analista. “Ci sarebbero invece due possibilità su tre di passare nelle maglie dell’Antitrust francese. Se tutte queste operazioni andassero in porto, risveglierebbero l’interesse degli investitori verso i titoli delle società coinvolte”.

Largo ai virtuali
A far ben sperare è anche un cambiamento dell’industria della telefonia. Uno dei motivi per cui la l’Autority europea è contraria alle fusione è il pericolo che un operatore acquisti un concorrente troppo aggressivo sul fronte delle tariffe e inizi ad alzare i prezzi. “Quest’idea ha un senso in un mercato formato da poche compagnie telefoniche”, spiega Nichols. “Ma lo scenario negli ultimi anni è mutato. Il comparto telefonico è formato anche da società chiamate MVNO (Mobile virtual network operator, aziende Tlc che non hanno una struttura per il servizio e devono appoggiarsi a un operatore reale. In Italia sono un esempio le società di telefonia col marchio di catene di supermercati, Ndr). Il rischio di togliere di mezzo concorrenti troppo aggressivi è quindi diminuito. Anzi, alcuni di questi operatori virtuali, con il tempo, potrebbero diventare società telefoniche a tutti gli effetti, rendendo il settore ancora più competitivo. L’evolversi di questa situazione dovrebbe convincere anche la Ue ad assumere un atteggiamento più morbido nei confronti delle M&A”. 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Bouygues36,71 EUR1,55Rating
Orange SA11,04 EUR-0,14Rating
Telefonica SA ADR4,43 USD1,61Rating
Telenor ASA129,00 NOK3,12Rating
VEON Ltd ADR23,90 USD1,14

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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