L’Iran stende i tappeti davanti al mercato. La rimozione delle sanzioni economiche internazionali nei confronti del paese effettuata a metà gennaio, dicono diversi studi, apre nuove opportunità di business per le aziende estere e gli operatori finanziari internazionali interessati a un paese di frontiera con una classe media in crescita e che può diventare una importante meta turistica. La fase di distensione politica, infatti, permetterà al paese mediorientale (che fino a poco tempo fa veniva considerato uno stato canaglia), oltre che di sfruttare a pieno regime le sue riserve di petrolio, anche di riprendere in mano asset fino ad ora congelati e che, a seconda delle stime, potrebbero andare dai 30 ai 10 miliardi di dollari.
Le sanzioni erano state decise dalla comunità internazionale (su pressione degli Usa) dopo la Rivoluzione islamica del 1979 che aveva spodestato il regime degli Scià ed erano diventate sempre più rigide mano a mano che il paese andava avanti con il suo programma nucleare. La svolta è arrivata ad aprile dell’anno scorso, quando Teheran ha deciso di venire incontro alle richieste delle Nazioni unite e dell’Agenzia atomica internazionale di smantellare i macchinari per l’arricchimento dell’uranio.
Ma il paese resta un osservato speciale. I termini dell’accordo scattato a inizio anno (chiamato Iran Deal) dicono che, se Teheran non manterrà fede anche a uno solo degli impegni presi, gli Stati Uniti potranno decidere di riavviare le sanzioni e nessun membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu, inclusi Russia e Cina (storici alleati del paese arabo), potrà opporsi.
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