Le Borse cambiano spesso idea

Giornata nervosa per le piazze europee che hanno trovato un po’ di conforto grazie all’apertura positiva di New York. La frenata cinese preoccupa un po’ meno. Milano (+1,20%) tiene grazie al recupero di Fca e Ferrari. 

Marco Caprotti 05/01/2016 | 17:43
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Seduta nervosa per le Europee. Dopo avere più volte cambiato la direzione di marcia, i listini del Vecchio Continente sono migliorati nel primo pomeriggio, prima sulla scia dei future americani poi sull'apertura in lievissimo rialzo del mercato Usa. Un tentativo di frenata è arrivato dal settore auto con il ko di Volkswagen dopo l'avvio dell'azione legale del governo Usa che punta a sanzioni per 19 miliardi di dollari. A complicare la situazione ci si è messa anche una inflazione ancora troppo timida a dicembre (+0,2%).

A Milano l’indice Ftse/Mib ha segnato +1,20%. La tenuta del listino italiano è motivata dalla vivacità di Ferrari e di Fca, dal rimbalzo di Finmeccanica (che ieri ha annunciato un nuovo contratto da 450 milioni con il ministero dell'Interno), dal ritorno di Telecom Italia grazie alle trattative in Francia tra Orange e Bouygues Telecom per studiare un’integrazione e dagli acquisti sulle società infrastrutturali. Le vendite hanno penalizzato il lusso, il risparmio gestito e i servizi petroliferi.

New York in salita
Wall Street viaggia in leggero rialzo all'indomani del peggiore avvio di anno dal 2001 per l'S&P 500 e il Nasdaq e dal 2008 per il Dow Jones. Gli investitori sembrano dunque essersi tranquillizzati, almeno per il momento. Aiuta il fatto che i listini asiatici si siano stabilizzati all'indomani di un crollo che aveva costretto le autorita' a testare per la prima volta i cosiddetti "circuit braker" e dunque a portare a una sospensione temporanea delle contrattazioni. Oggi le autorita' cinesi hanno deciso di intervenire iniettando liquidità nel sistema bancario per 130 milioni di yuan (quasi 20 miliardi di dollari). Circolano poi voci che Pechino possa decidere di posticipare la rimozione - prevista per l'8 gennaio prossimo - di un divieto imposto lo scorso luglio e che impedisce agli investitori con partecipazioni in gruppi quotati sopra il 5% di vendere le loro quote.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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