Titoli a confronto: VW e Peugeot

Per gli analisti di Morningstar, la casa tedesca coinvolta nel dieselgate è a sconto. La società francese, invece, non regge la concorrenza ed è troppo cara.

Francesco Lavecchia 03/11/2015 | 13:10
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Volkswagen batte Peugeot. Almeno per quanto riguarda le prospettive di rendimento che i due gruppi possono dare agli azionisti. Il fermo immagine sui grafici di Borsa delle ultime settimane dice che ai tedeschi non è bastato battere il consensus con la sua trimestrale per riguadagnare la fiducia del mercato dopo lo scandalo legato alle false emissioni di gasolio registrate negli Usa. Per quanto riguarda Peugeot, invece, sembra che il mercato non tenga conto della forte concentrazione delle vendite nel Vecchio continente e delle basse economie di scala. La somma di tutti questi elementi porta gli analisti di Morningstar a promuovere l’azienda tedesca - troppo penalizzata, dicono, dal dieselgate - e a considerare troppo costoso il gruppo francese rispetto al suo reale valore.

Vw è diventata una buy opportunity
Volkswagen è scontata di circa il 35% rispetto al fair value di Morningstar (190 euro). Dopo lo scandalo legato alle emissioni dei motori diesel, il titolo è sceso del 30% e ora viaggia attorno ai 122 euro. “A nostro avviso la reazione del mercato è stata eccessiva, anche alla luce dei numeri riportati dall’azienda nel terzo trimestre e delle nostre stime legate ai costi che la stessa sosterrà in risarcimenti, multe e minor introiti causati dai danni all’immagine del brand”, dice Richard Hilgert analista azionario di Morningstar che sul titolo ha un rating di quattro stelle.

Gli ultimi numeri di bilancio hanno mostrato un utile per azioni pari a 3,76 euro e superiore al consensus del mercato che era di 2,45 euro. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il fatturato è cresciuto del 4% (risultato superiore alle stime degli analisti) grazie all’aumento dei volumi di vendita in Europa e negli Stati Untiti e all’apprezzamento del dollaro Usa. E anche in America latina e Asia, dove i ricavi hanno registrato un calo rispettivamente del 30% e del 21%, i numeri hanno superato le attese.

Un miglioramento, anche se minimo, ha riguardato i margini di profitto. La miglior redditività del segmento passeggeri di Volkswagen e dei marchi Porsche e Scania ha più che compensato i deludenti risultati riportati di Audi, Skoda e Bentley.

“Se questo trend sarà confermato anche nel prossimo trimestre, i conti aziendali supereranno le nostre previsioni per l’esercizio 2015 (Eps pari a 13,54 euro e -2,2% nel fatturato) e il consensus del mercato. Nella valutazione del titolo Volkswagen, inoltre, abbiamo ipotizzato perdite pari a circa 20 miliardi legate ai costi direttamente collegabili allo scandalo dei motori a diesel (class action dei consumatori e sanzioni da parte delle autorità americane ed europee), un calo del fatturato del 15% nel 2016, in seguito ai danni d’immagine subiti dai marchi del gruppo e una contrazione di 300 punti base del margine operativo a causa dei maggiori costi legati ai richiami delle autovetture e alle minori economie di scala (dovute alla riduzione dei volumi di vendita). 

Questi numeri mostrano come le nostre stime siano molto prudenti, mentre la reazione del mercato allo scandalo dieselgate è stata a nostro avviso troppo pessimistica. Il titolo è scambiato a un tasso di sconto elevato, ma bisogna mettere che nuove notizie relative alla vicenda, come le ultime dichiarazioni dell’EPA (Enviromental Protection Agency) relative al coinvolgimento di altri marchi del gruppo (come Audi e Porsche) potranno continuere ad alimentare la volatilità delle azioni”, conclude Hilgert. 

Ottimismo cieco su Peugeot
Il mercato pecca di ottimista con Peugeot. Il titolo della casa francese ha guadagnato il 70% circa negli ultimi 12 mesi (+19% solo a ottobre) e ora è scambiato a prezzi troppo alti rispetto al fair value Morningstar che è pari a 11 euro.

“La valutazione sembra essere troppo generosa alla luce dei dati dell’ultima trimestrale, a quelli relativi alle vendite nel mese di settembre, nonché ai rischi a cui l’azienda è esposta”, dice Hilgert, che sul titolo della casa francese ha un rating di due stelle. “Rispetto al 2014, i ricavi nel segmento auto nei mesi da luglio a settembre sono saliti del 4%, ma i numeri relativi alle immatricolazioni in Europa da inizio anno mettono la casa francese in penultima fila, davanti ad Opel. Inoltre, Peugeot è troppo esposta al mercato interno e ha una scala di produzione molto bassa, che la penalizza sotto il profilo di margini di profitto rispetto ai suoi concorrenti”.

Il 70% del fatturato del gruppo è ricavato in Europa e il 90% della produzione è localizzata negli stabilimenti del Vecchio continente, dove i costi di manodopera sono sensibilmente più elevati rispetto ai paesi asiatici o all’America latina. L’azienda ha realizzato joint venture con Dongfeng e Changan in Cina e con General Motors in Spagna (oltre a accordi di partnership con altre case automobilistiche per la produzione di singole componenti); tuttavia gli sforzi non sono sufficienti a garantire economie di scala tali da mettere Peugeot allo stesso livello dei competitor (lo scorso anno la casa francese ha venduto 2,9 milioni di autovetture contro i circa 10 milioni di Toyota e Volkswagen e i quasi cinque milioni del gruppo Fca).

“Il management ha confermato le stime di crescita per fine anno a +8%, mentre le nostre previsioni indicano un incremento di appena il 5,6%. Nei successivi quattro anno ipotizziamo un progresso del fatturato a un tasso medio del 5%, sostenuto dal buon andamento del mercato europeo e dalla graduale ripresa di quelli emergenti. Questo positivo trend nelle vendite aiuterà il margine Ebitda a salire al 9,1% alla fine del nostro periodo di previsione (2019)”, conclude l’analista di Morningstar.

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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