Leggi l’indice, scopri il rendimento

I benchmark, anche se simili nel nome, possono avere alcune differenze che è bene conoscere per evitare di fare calcoli sbagliati sulle performance.  

Marco Caprotti 19/03/2015 | 09:52
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Si fa presto a dire benchmark. Il nome di un indice, soprattutto se viene utilizzato per calcolare il rendimento di un investimento, deve essere letto tutto intero. In questo modo, infatti si evitano brutte soprese. Un esempio sono i panieri che Morningstar utilizza come “pietra di paragone” per calcolare a colpo d’occhio la performance di un investimento. Normalmente alla fine del nome c’è un acronimo: TR, NR o PR. Queste definizioni si riferiscono a come i benchmark sono calcolati e danno indicazioni differenti.

“La ragione per cui gli indici sono utilizzati come benchmark è che sono costruiti per rappresentare la performance di un determinato segmento di mercato seguendo l’andamento di alcuni titoli di quel settore”, spiega Adam Zoll, analista di Morningstar. “L’S&P500 di solito è utilizzato per tracciare l’andamento delle aziende Usa più grandi. L’Msci AEFE serve per seguire per seguire le società maggiori delle nazioni sviluppate (esclusi gli Stati Uniti), mentre gli indici Barclays di solito danno una foto degli asset obbligazionari.

Total o Price return?
Uno dei metodi più comuni per seguire l’andamento di un indice è quello di vedere il rendimento totale in un determinato periodo di tempo: il total return. Questo sistema, che Morningstar abbrevia con TR, incorpora tutte le fonti di rendimento delle azioni che fanno parte dell’indice: l’andamento del prezzo, i dividendi e gli interessi. Per rendere il calcolo più completo il secondo e il terzo elemento vengono calcolati come reinvestiti nell’indice.

Un altro sistema molto usato è quello di calcolare la performance di un indice esclusivamente considerando le variazioni di prezzo degli asset che lo compongono, ignorando qualsiasi altro elemento. In questo modo si ha un quadro di una determinata area esclusivamente dal punto di vista del prezzo. La sigla utilizzata in questo caso è PR.

Scegliere uno o l’altro sistema dipende dalle informazioni di cui ha bisogno l’investitore. “Di solito il TR viene preferito perché dà una migliore rappresentazione di quello che fanno gli investitori quando hanno in mano delle azioni o uno strumento qualsiasi”, spiega Zoll. “Spesso, infatti, dividendi e interessi vengono reinvestiti. Ma non tutti lo fanno. Alcuni, ad esempio, utilizzano i dividendi per pagare alcune spese quotidiane o periodiche. Per loro gli indici TR non sono una buona scelta perché darebbero una visione falsata del rendimento”.

Un vecchio studio di Ibbotson Associates (gruppo Morningstar) ha mostrato che dal 1926 al 2013 l’indice S&P500 (incluse le sue vecchie versioni) ha dato un rendimento medio del 9,98% all’anno. Ma solo il 5,7% di quella performance era legata all’andamento del prezzo mentre il resto era frutto di dividendi e interessi reinvestiti.

Una complicazione in più
Un discorso a parte merita la dicitura NR (Net Return, rendimento netto). Alcuni paesi, infatti, tassano i dividendi delle aziende che fanno parte della loro giurisdizione. Questo significa che gli investitori che hanno questi titoli non ricevono l’intero ammontare delle cedole. Per questo motivo si è reso necessario creare indici che fossero calcolati includendo dividendi al netto delle tasse. Questo approccio è utilizzato soprattutto per gli indici Msci, i quali seguono mercati, settori e segmenti che non sono americani. Nel caso in cui venga calcolato il reinvestimento dell’intero dividendo (comprese le tasse), allora l’indice diventa GR (Gross Return, dividendo lordo). 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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