Il mix prudente vince nel lungo periodo

L’analisi Morningstar sui portafogli bilanciati mostra che i più cauti hanno avuto un miglior profilo di rischio/rendimento dal 2000 ad oggi. Gli aggressivi hanno osato troppo poco sui mercati azionari negli ultimi tre anni.  

Sara Silano 21/01/2015 | 09:43
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Negli ultimi 15 anni, gli investitori che hanno scelto una allocazione delle risorse più prudente hanno registrato rendimenti corretti per il rischio migliori rispetto a chi è stato aggressivo. Lo rivela un’analisi realizzata da Morningstar sulle categorie di fondi bilanciati globali in euro.

Il Morningstar risk-adjusted return (MRAR) è stato dello 0,12% annualizzato per i Cautious Allocation (massimo 35% di azioni) da inizio 2000 a fine 2014, contro il -2,3% degli Aggressive (almeno 65% di equity). In termini esclusivamente di rendimento, questo si traduce in un +2,39% annualizzato per i primi e un +1,04% per i secondi.

Se si riduce l’orizzonte temporale al triennio, la situazione si inverte con un più alto MRAR per i bilanciati aggressivi (+5,29% annualizzato) e uno inferiore, ma comunque positivo, per i prudenti (+1,62% annualizzato). L’andamento dei mercati azionari internazionali spiega gran parte di questo trend, dal momento che dal 2012 l’indice Ftse World, preso a riferimento, ha reso il 17,81% annualizzato contro l’8,07% del reddito fisso (indice Barclays Euro aggregate bond).

Chi è più efficiente
In termini di efficienza di gestione, misurata dall’indice di Sharpe, che calcola il maggiore (o minore) rendimento del fondo rispetto all’investimento privo di rischio e lo rapporta al rischio sostenuto (deviazione standard), le allocazioni prudenti risultano le migliori dal 2000 ad oggi, mentre quelle aggressive hanno un valore leggermente negativo. Su orizzonti più brevi, a differenza dell’MRAR, le prime continuano a mostrare risultati migliori anche se le seconde hanno valori positivi. Questa discrepanza può essere attribuita al fattore commissionale in quanto il Morningstar Return, che viene usato per il calcolo dell’MRAR tiene conto dei costi, mentre lo Sharpe ratio non considera questa variabile.

Indici imbattuti
E’ interessante anche il confronto con i benchmark di categoria. Morningstar utilizza i seguenti:

  • Bilanciati prudenti: 75% Barclays Euro Aggregate TR e 25% Ftse World TR
  • Bilanciati moderati: 50% Barclays Euro Aggregate TR e 50% Ftse World TR
  • Bilanciati aggressivi: 75%Barclays Euro Aggregate TR e 25% FTSE World TR

Le performance medie di categoria sono inferiori rispetto alle diverse combinazioni degli indici, soprattutto negli orizzonti temporali brevi e medi, ma la differenza è presente anche su quelli lunghi. In altre parole, guardando esclusivamente i rendimenti, una gestione indicizzata avrebbe fatto meglio. In parte ciò può essere spiegato dal fattore costi, che non grava sui risultati degli indici, ma ci sono anche altre ragioni, legate alle decisioni di allocazione tra le diverse asset class, le aree geografiche, il posizionamento sulla curva obbligazionaria, ecc.

Ad esempio, in media la categoria dei fondi bilanciati aggressivi ha sottopesato le azioni negli ultimi tre anni rispetto all’indice di riferimento, che è composto per il 75% da equity. Questo non ha significato, tuttavia, una minor volatilità, in quanto la deviazione standard media dei fondi è superiore a quella del benchmark.

Esposizione azionaria media della categoria Bilanciati aggressivi Euro – Globali a tre anni

Fonte: Morningstar Direct

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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