La volatilità non spegne le occasioni

Referendum in Scozia e tensioni geopolitiche hanno caratterizzato il terzo trimestre. Le valutazioni dei titoli restano elevate, ma c’è spazio per lo stock picking.  

Jeremy Glaser 21/10/2014 | 09:59
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Le tensioni geopolitiche hanno portato un po’ di volatilità sui mercati nel terzo trimestre, ma non sono riuscite a fermare il rally dei mercati. Le preoccupazioni per i conflitti intorno al mondo sono state un driver per i listini Usa. Un’attenzione particolare è stata dedicata alle tensioni fra Ucraina e Russia a causa degli effetti che un conflitto armato potrebbe avere sull’economia europea e su quella globale.

I riflettori sono stati anche puntati sui conflitti in corso in Medio Oriente, culminati con gli attacchi aerei da parte degli Usa e dei loro alleati. Il referendum per l’indipendenza della Scozia, anche se si è risolto in un nulla di fatto, ha creato un po’ di turbolenza sui mercati soprattutto per quanto riguarda il futuro dell’Europa unita. Sono anche riemersi dei problemi in America latina, compreso il default dell’Argentina.

L’economia Usa ha provato che i dati deboli presentati nel primo semestre erano il frutto delle cattive condizioni meteo e non un segnale di rallentamento congiunturale. Nonostante questo l’economia non è cresciuta come atteso. In particolare, il comparto del real estate ha fatto vedere segni di debolezza. Il responsabile della ricerca economica di Morningstar, Bob Johnson, si attende una crescita del Pil compresa fra il 2% e il 2,5% con la creazione di 200mila posti di lavoro ogni mese.

La crescita economica mondiale secondo Johnson è stata “una grande delusione”. L’Europa è rimasta bloccata in una situazione di crescita lenta anche a causa della Germania che ha iniziato a rallentare. In questo quadro sono aumentati i timori per una situazione di deflazione. La crescita in Cina è rimasta una fonte di preoccupazione a causa della difficoltà del Paese a raggiungere gli obiettivi di Pil e dei segnali di un calo della domanda.

Le Banche centrali
In una situazione globale così complessa non sorprende aver visto le Banche centrali muoversi in direzioni diverse. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha annunciato che ad ottobre metterà fine, come atteso, al programma di quantitative easing. L’istituto ha tuttavia confermato che i tassi di interesse resteranno bassi per un periodo di tempo considerevole. I tassi a breve termine, secondo gli operatori, dovrebbero iniziare a essere alzati a metà del prossimo anno, anche se ci sono accese discussioni (sia dentro che fuori la Fed) sulla tempistica esatta.

La Bank of England, intanto, ha annunciato di essere pronta ad alzare il costo del denaro. La Banca centrale europea, da parte sua, si sta muovendo verso una politica sempre più accomodante. Ha tagliato ulteriormente i tassi di interesse e ha aperto la strada ad altre misure, fra cui l’acquisto di asset a rischio, per impedire ai prezzi della regione di calare ulteriormente. Anche la Banca del Giappone non ha cambiato la sua strategia espansiva.

Nonostante le incertezze globali, il mercato dei collocamenti azionari (Ipo) è rimasto abbastanza vivace. La storia più importante è stata, a settembre, la quotazione di Alibaba a Wall Street. Il gigante cimese dell’e-commerce ha raccolto 21 miliardi di dollari in quello che è stato definito il maggior collocamento della storia dei mercati Usa.

I settori
A livello settoriale ci sono stati rialzi quasi dappertutto. La tecnologia ha guidato la carica con una crescita superiore al 10%, seguita dal real estate e dalle Tlc. I beni di consumo difensivi hanno perso un po’ di terreno, insieme agli industriali (che sono comunque riusciti a crescere del 2% circa).

Il continuo rialzo dell’equity ha mantenuto le valutazioni un po’ elevate. Il rapporto prezzo/fair value fra le azioni che copriamo con la nostra ricerca è sceso leggermente (1 rispetto a 1,06 di inizio quarter), ma è ancora alto rispetto ai livelli storici. Secondo la maggior parte dei nostri analisti, tuttavia, sui mercati ci sono delle buone occasioni di acquisto, anche se non bisogna attendersi rendimenti eccessivi.

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Jeremy Glaser  Jeremy Glaser is the Markets Editor for Morningstar.com.

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