L'Italia fa il gambero

La piazza di Milano sale, ma le condizioni macro del Belpaese continuano a peggiorare. L'ottimismo per ora prevale. Però, dicono gli operatori, servono le riforme. Le banche, intanto, approfittano delle mosse della Bce. 

Marco Caprotti 17/09/2014 | 12:07
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Numeri e osservatori sono d’accordo: l’Italia ha inserito la retromarcia. E non importa se l’indice Msci Italy nell’ultimo mese (fino al 12 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato l’8,3%, portando la performance da inizio anno a +14,1%.

Dal punto di vista macro la situazione sta diventando sempre più preoccupante. Secondo l’Istat, a luglio l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha registrato una flessione dell’1% rispetto a giugno.  Rispetto alla media del trimestre maggio-luglio la produzione è diminuita dello 0,8% rispetto al periodo precedente, mentre nella media dei primi sette mesi dell’anno la produzione è rimasta invariata rispetto allo stesso periodo del 2013.

“Sebbene le variazioni congiunturali della produzione industriale nei mesi estivi risultino sempre molto volatili, il calo di luglio è preoccupante”, spiega uno studio firmato da Paolo Mameli, senior economist Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, che cita tre elementi di apprensione. “ Primo: a differenza di quello di maggio, non dipende da fattori una tantum (ponti festivi). Secondo: appare legato non solo al minor traino dall’export ma anche a una rinnovata debolezza della domanda interna. Terzo le indicazioni prospettiche dalle indagini sono assai meno incoraggianti rispetto a qualche mese fa. L’unico sollievo viene dalla tenuta di alcuni settori (elettronico, farmaceutico, mezzi di trasporto). Il dato segnala che è possibile che anche nel terzo trimestre (come nei primi due di quest'anno) si possa vedere un Pil negativo: la produzione industriale è in rotta per una flessione di -0,9% dopo il -0,4% del trimestre precedente, il che segnala che il contributo al valore aggiunto dall'industria sarà più negativo che nel trimestre primaverile, e difficilmente i servizi e le costruzioni potranno compensare tale debolezza”.

È anche per questo che nel calcolo della ricchezza prodotta dal Belpaese si vogliono inserire anche i proventi delle attività illegali. Una voce formata da commercializzazione della droga, prostituzione e contrabbando di sigarette che, secondo i calcoli dell’Istat, se fossero stati inclusi nel Pil 2011 avrebbero aggiunto 0,8 punti percentuali al dato di quell’anno.

Occhio al Pil
Standard and Poor’s, intanto, ha tagliato la stima sul Pil italiano nel 2014, portandola a zero dal +0,5% previsto in giugno. Nello studio che accompagna la decisione, l’agenzia di rating spiega che questa voce del bilancio tricolore alla fine del secondo trimestre ha accumulato un -0,3% nel cosiddetto effetto di trascinamento (o carry over) dalla prima parte dell’anno. In pratica è il calcolo di come sarebbe la crescita media nell’anno se il Pil dovesse restare invariato nel terzo e quarto trimestre. Per S&P si tratta della revisione più ampia tra i principali paesi dell’Eurozona e l’effetto di carry over è il peggiore tra i grandi stati europei. “Le nostre precedenti valutazioni hanno in qualche modo sovrastimato l’effetto di alcuni fattori”, spiga lo studio. Primo fra tutti le misure di stimolo annunciate in marzo dal premier, Matteo Renzi, e che “a tutt'oggi non hanno avuto alcun effetto sui modelli di spesa” degli italiani. Anche L'Ocse ha tagliato le stime di crescita dell'Italia. Nel Rapporto economico intermedio diffuso oggi, l'Organizzazione prevede per il 2014 un calo del Pil della Penisola dello 0,4% contro il +0,5% indicato nell'Outlook semestrale dello scorso maggio. Anche per il 2016 la revisione è netta: le stime puntano ora a +0,1% contro il +1,1% pronosticato la scorsa primavera.

L’Italia è anche nel mirino della Bce. Nell’ultimo Bollettino mensile, l’Eurotower dice che si confermano i rischi sul raggiungimento da parte del Governo italiano del target di deficit rispetto al Pil nel 2014, previsto al 2,6%, “soprattutto alla luce di un andamento congiunturale peggiore del previsto”. In futuro, “è importante che l'Italia rafforzi ulteriormente la posizione di politica fiscale, così da adempiere alle norme del Patto di stabilità e di crescita, in particolare per quanto riguarda la riduzione del debito pubblico”.

Le scelte operative
In uno scenario del genere, come si spiega il buon andamento di Piazza Affari? Sostanzialmente con una buona dose di ottimismo. “Affrontare i profondi problemi strutturali potrebbe essere il punto di svolta per migliorare le prospettive macroeconomiche nel medio termine”, spiega uno studio di Morgan Stanley. “Le principali misure portate avanti dall’attuale esecutivo e dai due governi precedenti dovrebbero far crescere il Pil di 2,5 punti percentuali in cinque anni”. Dal punto di vista operativo la merchant bank americana consiglia di guardare i titoli finanziari le cui valutazioni, spiega nello studio, sono eccessivamente penalizzate dallo scenario macroeconomico. “Le banche e le società finanziarie sono le principali beneficiarie della politica monetaria della Bce”, dice il report. “I nostri strategist consigliano di posizionarsi su questi settori prima che si concluda l’Asset quality review (Aqr, una tappa fondamentale del percorso avviato in Europa in vista del prossimo novembre, quando la Bce assumerà il ruolo di supervisore unico del sistema bancario Ue, Ndr)”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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