Indici di commodity, questione di momentum

Le strategie long-only non sono la scelta ottimale per gli investitori. Perciò Morningstar ha lanciato dei nuovi benchmark long-short basati sulle tendenze di mercato.

Paul D. Kaplan 18/07/2014 | 10:00
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Gli Etp dedicati alle materie prime continuano a essere tra le asset class a più alta crescita. Eppure, molti di questi prodotti, legati a indici specifici, offrono spesso rendimenti inferiori al prezzo spot dei beni sottostanti. Ecco perché sempre più investitori stanno abbandonando la tradizionale replica long-only per strategie alternative che gestiscono meglio il roll yield (“rendimento roll”, che è determinato dalla differenza tra il valore del contratto future in essere e quello dei periodi successivi).

Infatti, gli approcci passivi tradizionali lunghi funzionano bene per azioni e obbligazioni, ma non per le commodity. Secondo noi, infatti, non esiste un vero e proprio “beta” per l’universo delle materie prime. Crediamo quindi che le strategie che utilizzano un approccio long-short, al posto del classico long-only, basato sul momentum siano dei benchmark migliori sia da replicare che da utilizzare come riferimento per i gestori attivi. (Il momentum misura l’entità del cambiamento nei prezzi di un titolo in un determinato periodo di tempo. In sostanza, indica la direzione che sta prendendo il mercato e con quale forza).

Non tutti gli indici sono uguali
La figura sottostante mostra le caratteristiche di rischio e rendimento dei principali indici azionari e obbligazionari rispetto a tre classici benchmark dedicati alle materie prime: lo S&P GSCI, il Dow Jones-UBS Commodity Index e il Reuters/Jefferies CRB Index. Quando mettiamo in rapporto la deviazione standard e il rendimento annualizzato relativi al periodo 1991 – 2013, vediamo che sia gli indici azionari che quelli a redditto fisso si sovrappongono quasi tra loro. I benchmark di commodity, invece, segnano risultati decisamente lontani. La ragione risiede nella profonda diversità dei portafogli, in termini di pesi e di titoli presenti.

Rendimenti annualizzati, in dollari, dall’1 gennaio 1991 al 31 dicembre 2013

Il grafico, inoltre, dimostra come le strategie long-only, si siano rivelate inadeguate per l’investimento in materie prime. Questo perché una replica basata sull’utilizzo di contratti future (sintetica) è appunto soggetta all’effetto rolling, ben più importante rispetto alle oscillazioni del prezzo spot del bene sottostante e dei costi di stoccaggio quando presenti.

Una strategia migliore
Secondo la nostra ricerca, le strategie che sfruttano il momentum di mercato e che hanno un approccio long-short, sono le più adatte per poter utilizzare l’intero potenziale di rendimento delle commodity tramite l’investimento passivo sintetico. Allo stesso tempo, forniscono un benchmark migliore per i gestori attivi.

Perciò abbiamo creato una famiglia di indici che includono una combinazione di posizioni long, posizioni short e liquidità. Il benchmark primario è il Morningstar Long/Short Commodity Index, in cui il peso di ciascun costituente dipende dall’ampiezza e dalla direzione dei segnali di momentum. Gli altri sottoindici derivano da questo. La famiglia comprende una versione long/flat (che sostituisce le posizioni short del benchmark primario con della liquidità) e una versione short/flat per chi magari è già esposto lungo e non vuole sovrappore le proprie posizioni. Anche gli indici secondari si basano su valutazioni dettate dal momentum.

La tabella seguente mostra i rendimenti e la volatilità di questi nuovi indici in confronto a dei benchmark tradizionali (dati in dollari dal 1991 al 2013). In generale, si nota come gli indici Morningstar long-short segnino performance migliori sia a livello di rendimenti che di deviazione standard.

Confronto tra indici di commodity (dati in dollari dal 1991 al 2013)

Per leggere la ricerca completa, clicca qui

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Info autore

Paul D. Kaplan  Paul D. Kaplan, Ph.D., CFA, is director of research with Morningstar Canada.

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