Materiali in saldo

Mentre il resto del mercato è sopravvalutato, i prodotti di base hanno ancora prezzi interessanti. Serve cautela: il rallentamento della Cina pesa sulla domanda. Ma la ripresa dei paesi sviluppati può dare una spinta. 

Marco Caprotti 15/07/2014 | 14:57
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Per cercare delle sacche di sottovalutazione è meglio orientarsi verso il segmento dei basic material. Secondo i calcoli degli analisti di Morningstar, infatti, i titoli di questo comparto trattano, mediamente, a un rapporto fra prezzo e fair value di 0,99 contro l’1,06 del resto del mercato. “Non è una grande differenza”, spiega Daniel Rohr, direttore della ricerca di Morningstar. “Ma è meglio approfittarne subito, perché le indicazioni che arrivano ci dicono che le valutazioni, anche in quel comparto, potrebbero aumentare in fretta”. Gli scenari da tenere sotto la lente sono sostanzialmente due.

Il ruolo della Cina
Il primo elemento riguarda la Cina, da anni uno dei più grandi consumatori di materie prime, che ora sta attraversando una fase di appannamento. Le indicazioni che arrivano da tutti i settori, dalla produzione industriale alle vendite al dettaglio sono negativi. Colpa anche della stretta al credito imposta dal governo a partire dalla seconda metà del 2013. Il comparto che ha pagato di più è stato quello del real estate. Le vendite di terreni a uso residenziale nei primi cinque mesi del 2014 sono scese del 9,2% rispetto al +18% segnato nel 2013. E la domanda dà segni di ulteriore indebolimento. “Si tratta di una situazione preoccupante alla luce dell’importanza che ha il mattone per l’economia cinese”, dice Rohr. “Considerando tutti i segmenti toccati dall’immobiliare, come il cemento, l’acciaio e le banche, un rallentamento del real estate può mangiarsi un quarto del Pil del paese”. L’impatto sulle commodity di una situazione del genere è rilevante. L’immobiliare è stato il driver principale della crescita della domanda cinese degli ultimi anni. Ad esempio, utilizza metà di tutto l’acciaio consumato dalla Cina (che, peraltro, è il 50% di quello usato a livello globale). “Il rallentamento del real estate cinese ha già messo sotto pressione i prezzi per alcuni metalli fra cui, anche, i minerali ferrosi e il rame”, spiega l’analista di Morningstar. “E, al momento, non vediamo motivi per cui la situazione possa cambiare”.

…e quello dei paesi sviluppati
Nella maggior parte delle economie sviluppate la situazione è simile. “Tuttavia da qui arrivano segnali più incoraggianti”, dice Rohr. “Per la seconda metà del 2014 il gruppo cementiero Lafarge prevede una crescita compresa fra il 2 e il 5% nei suoi mercati guidata soprattutto dalla ripresa dell’attività di costruzione in Europa e negli Stati Uniti e da un risveglio in alcuni paesi emergenti”.

Il quadro degli Stati Uniti, tra l’altro, presenta degli elementi unici rispetto ad altre zone sviluppate. Il più importante è il basso costo del gas naturale – grazie soprattutto allo scisto – che sta ridisegnando il panorama competitivo nel settore dei basic material. “Molte acciaierie, ad esempio, stanno lavorando sugli impianti per poter utilizzare il gas per alimentare gli altoforni e non più il metallurgical coal (un carbone particolare utilizzato in siderurgia, Ndr)”. La rivoluzione energetica sta interessando anche il settore chimico riducendo i costi sia nel segmento della raffinazione petrolifera sia in quello dei fertilizzanti. Esiste però un rischio. “Quando in un paese c’è sovrabbondanza di energia a basso costo, c’è sempre il pericolo che la produzione di diversi beni superi la domanda, innescando un meccanismo vizioso sui prezzi e, a ruota, sull’intera congiuntura”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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