Le debuttanti distraggono Milano

Le Ipo in arrivo a Piazza Affari, spiegano gli operatori, dreneranno investimenti dai listini. Ma, aggiungono, la Borsa tricolore può ancora contare su diversi elementi a suo favore. Occhio ai prossimi arrivi.  

Marco Caprotti 24/06/2014 | 14:25
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Il mercato italiano si prepara all’urto con la carica delle debuttanti. Resta da capire se sarà in grado di resistere alla botta. E’ appena arrivata Cerved (che ha iniziato le contrattazioni a 4,79 euro in ribasso del 6% rispetto al prezzo di collocamento di 5,1 euro) e sono stati presentati i collocamenti di Fineco e Fincantieri. Prossimamente, inoltre, anche Rottapharm e Sisal si quoteranno sul listino domestico. Tutto questo senza tralasciare i private placement di Salini Impregilo e Mondadori. Tutte operazioni che, di solito, tendono a drenare flussi dal mercato. Una situazione resa più complicata da aumenti di capitale, come quelli di Mps, Carige e Popolare Emilia, che già stanno distraendo denaro.

Debutti alla milanese
Brutte notizie in arrivo, quindi? Dipende dalla prospettiva da cui si osservano gli sbarchi in Borsa. “Non va dimenticato che le statistiche evidenziano come, storicamente, le Ipo non siano un segnale positivo per gli indici azionari. I collocamenti aumentano quando le valutazioni sono elevate e convengono più ai venditori che ai compratori”, spiega uno studio di JCI Capital. “Per quanto riguarda il mercato italiano, l’elevato pessimismo che per anni ha contraddistinto il nostro listino ha costretto molte società a ritardare il collocamento, causando così un maggiore affollamento nel momento in cui il rendimento dei titoli governativi è ai minimi storici e le condizioni di mercato sono in sensibile miglioramento”.

La carica delle debuttanti su Milano, quindi, potrebbe non essere necessariamente un segnale di pericolo. “La nostra opinione è che gli elementi positivi sul Ftse/Mib siano ancora decisamente superiori a quelli negativi, anche se un fenomeno come l’affollamento delle Ipo, variabile Orso per definizione, non deve assolutamente essere sottovalutato”, continua il report. “Proprio per questo motivo, soprattutto per le società che stanno arrivando o che arriveranno nei prossimi mesi sul mercato, è più che mai necessario valutare bene la struttura dell’operazione (un aumento di capitale è da preferire rispetto alla vendita secca da parte dell’azionista di maggioranza), il business model, il posizionamento dell’azienda, le prospettive di crescita, la qualità del management e, non ultimo, il livello dei multipli sia rispetto al settore di appartenenza che all’intero mercato”.

I prossimi arrivi
Esercizi che si possono fare agevolmente con le prossime Ipo. Fineco e l’operatore leader italiano sul mercato borsistico (in base ai volumi intermediati), sul digital banking e sui servizi d’investimento, contando una rete di 2.500 promotori e 315 negozi finanziari. Unicredit, che ne detiene il capitale, metterà sul mercato il 34,5% delle quote per un’operazione da circa 800 milioni di euro e una capitalizzazione di Borsa compresa tra i 2,1 e i 2,6 miliardi di euro. “Sembra che Fineco sia un filino troppo cara”, spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca. “Considera un valore del marchio sicuramente da apprezzare, ma con una quotazione a premio di circa il 20-25% rispetto a Banca Generali. Sarebbero invece Azimut e Mediolanum le società più simili a Fineco. Il titolo è growth, con elevati multipli di valutazione che implicano tassi di crescita di fatturato e utili molto ambiziosi”.

I radar degli investitori sono anche puntati su Fincantieri, uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo. E’ un’azienda pubblica, controllata al 99,355% da Fintecna, a sua volta posseduta da Cassa depositi e prestiti. Metterà sul mercato fino a 703 milioni di azioni per un controvalore complessivo richiesto al mercato di oltre 700 milioni di euro, l’80% dei quali rivolto agli investitori istituzionali e il restante 20% al pubblico retail. “Fincantieri sembra più conservativa come range di prezzo, ma i competitor non sono molti e sono dislocati in aree economiche con dinamiche molto differenti dalle nostre, rendendo pertanto la valutazione comparativa meno facile”, dice Roghi. “Il titolo è di tipo value, apparentemente poco caro. Ma la società opera in un comparto a forte concorrenza, soprattutto con le nazioni asiatiche”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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