Etp di fronte al fisco

Le tasse non sono uguali per tutti i replicanti. Ecco le differenze a seconda dello strumento che si ha in portafoglio.

Azzurra Zaglio 16/06/2014 | 16:30
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Con l’inizio di luglio entra in vigore l’aumento dell’aliquota dal 20% al 26% su tutti i redditi di natura finanziaria percepiti da investitori privati residenti in Italia. Cosa cambia per chi ha scelto di affidare il portafoglio agli Etf?

La Direttiva Aifmd ha modificato il trattamento fiscale di questi strumenti: a partire dal 9 aprile 2014 tutti i proventi (positivi) derivanti dal possesso degli Etf sono trattati come reddito di capitale, mentre tutte le eventuali minusvalenze vanno sotto la voce di reddito diverso. Ciò implica l’impossibilità di compensare tali minusvalenze con le plusvalenze, non più realizzabili, conseguite a seguito della cessione. Come ha spiegato Marco Boldini, Legale associato di Etf Securities “sia i proventi positivi che le minusvalenze vengono calcolate sulla differenza tra il prezzo di vendita ed il prezzo di acquisto dell’Etf, indipendentemente dal valore del Nav (Net Asset Value) dello strumento, che non risulta quindi più rilevante ai fini fiscali”.

Tale regola generale non si applica, però, ai redditi derivanti dagli investimenti in titoli pubblici italiani a cui si continua ad applicare l’aliquota del 12,5%. Con il principio di ‘non penalizzazione degli investimenti indiretti’, anche gli Oicr che investono in tali titoli (e quindi anche gli Etf) possono beneficiare - in parte - di questo differenziale di aliquota. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che il trattamento al 26% sarà applicabile nel limite del 48,08% della quota dei proventi riferibile alle obbligazioni e agli altri titoli pubblici. Tale livello pari alla media dell’attivo investita in tali titoli.

I “diversi” replicanti
Gli exchange traded commodities (Etc) sono strumenti finanziari derivati, e non fondi. “Gli Etc danno origine a redditi diversi”, dice Boldini. “Di conseguenza, se sono percepiti da una persona fisica (un investitore privato) sono da considerarsi "redditi diversi" e sconteranno l’imposta sostitutiva del 26%. L’Agenzia delle Entrate ha spiegato che non sono inquadrabili come redditi di capitale perché "non derivano dal mero godimento del capitale investito ossia da un impiego statico di capitale".

Stessa sorte per gli Etn (Exchange traded note), la cui unica differenza dagli Etc è la natura del sottostante: uno strumento finanziario derivato cartolarizzato, emesso da una società che replica un indice azionario, obbligazionario, di valute o singole divise, tassi, cambi.

In conclusione, nel caso di Etc o Etn le plusvalenze realizzate possono essere compensate con eventuali minusvalenze registrate negli ultimi quattro anni. Ad esempio, se ipotizziamo di aver acquistato un Etc/Etn al prezzo di 100 euro e di averlo rivenduto al prezzo di 120, il reddito diverso pari a 20 euro, su cui andrebbe applicata la ritenuta del 26% dal 1° luglio 2014, può essere compensato con eventuali minusvalenze registrate nell’ultimo quadriennio.

 

 

 

 

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Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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