Roulette giapponese

Il piano di rilancio economico dal premier Abe sta facendo aumentare il deficit commerciale. Gli utili aziendali salgono. Ma il problema del debito pubblico diventa sempre più grave. 

Marco Caprotti 07/05/2014 | 10:45
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In un momento delicato per l’economia Giapponese gli operatori cercano di non perdere le speranze sulla tenuta del Sol levante. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 25 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato poco più dell’1%. La performance da inizio anno, comunque, resta negativa per il 7,76%.

Il quadro macro
Sul piano congiunturale la situazione ha più facce. Il deficit commerciale giapponese è aumentato a dismisura nel mese di marzo raggiungendo il suo record storico. Colpa anche dell’Abenomics, cioè il vasto piano di stimolo all’economia varato dal premier Shinzo Abe, perseguito per far uscire il paese da 15 anni di deflazione. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal governo nipponico il deficit commerciale è stato pari a 1,44 miliardi di yen. Le esportazioni sono cresciute dell’1,8% raggiungendo i 6,38 miliardi di yen, mentre le importazioni sono aumentate del 18,1% a 7,82 miliardi di yen. Nell’anno fiscale, che va dal primo aprile al 31 marzo, il Giappone ha toccato un deficit record di 13,75 miliardi di yen.

E’ migliorato, invece, l’indice Tankan, la statistica elaborata dalla Bank of Japan che misura la fiducia delle grandi imprese manifatturiere in Giappone conferma il miglioramento dell’economia nipponica. Il dato è risultato a marzo pari a 21 punti dai 16 della lettura precedente ed appare migliore delle attese degli analisti che erano per un aumento a 18 punti (un valore superiore allo zero segnala che le imprese ottimiste sono più numerose di quelle pessimiste).

L’indice non manifatturiero per le grandi società è salito a 21 punti dai 18 precedenti. Bene anche quello relativo alle medie imprese che è passato a 14 da nove punti, mentre quello delle piccole aziende è salito da sette da tre punti. L’indicatore relativo a tutte le imprese si è attestato a 12 da otto punti. In calo nel mese di marzo l’indice Pmi manifatturiero che ha confermato, tuttavia, uno scenario tutto sommato positivo. L’indice, infatti, è rimasto sopra la soglia critica dei 50 punti, attestandosi a 53,9 punti rispetto ai 55,5 del mese precedente.

Gli utili corrono
In un quadro del genere il ritrovato ottimismo degli operatori riguardo al Sol levante è legato soprattutto alla capacità delle aziende di generare profitti. “Dall’inizio dell’Abenomics, le società giapponesi sono state in grado di battere le stime degli analisti sugli utili netti mediamente del 9% a ogni trimestre”, spiega uno studio dedicato all’equity nipponico di Comgest. “Nel medio termine ci aspettiamo che la terza freccia del programma di Abe – e in particolare un trattamento fiscale meno punitivo per le società – possa diventare un importante fattore di traino per il mercato azionario giapponese”.

La questione del debito
Sullo sfondo di tutto questo quadro resta la questione del debito pubblico che, in 20 anni (e in rapporto al Pil) è passato dall80% al 243%. “In base ai criteri di misurazione standard, il Giappone è in una situazione fiscale peggiore della Grecia”, spiega Francisco Torralba, economista di Ibbotson Associates (gruppo Morningstar). “I governi del Sol Levante non sono riusciti ad approvare una finanziaria decente dal 1992 e si trovano sempre alle prese con uno dei peggiori deficit del mondo”.

Una situazione che ha diverse cause (dagli interessi sui debiti che continuano a crescere, alla difficoltà di portare avanti politiche fiscali rigorose). “Ma in cima a tutto c’è il problema che la popolazione giapponese sta invecchiando molto alla svelta”, dice Torralba. “In una situazione del genere, aumentano i pensionati mentre diminuiscono i contribuenti. Certo, si può vedere anche il lato positivo. I leader di altri paesi possono prendere il paese come esempio di uno stato dove si possono combinare insieme una crescita lenta, un aumento del debito pubblico e bassi costi dei prestiti. Il tutto evitando di prendere decisioni impopolari sul fronte delle tasse. Bisognerà vedere però per quanto tempo il mercato continuerà ancora a dare fiducia a Tokyo”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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