Piazza Affari non viaggia sola

L'andamento macro della Penisola sembra allinearsi ai progressi segnati dalla Borsa. Ma la situazione resta delicata, come dimostra anche il mercato del lavoro. 

Marco Caprotti 22/04/2014 | 15:15
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Piazza Affari e la congiuntura italiana provano a viaggiare insieme. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 17 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,5% portando a +14,7% la performance da inizio anno. Andamenti attribuibili in parte alla fiducia di cui gode l’Europa nel suo complesso, ma anche alle indicazioni che arrivano dalla Penisola. In Italia, infatti, ci sono segnali di una lenta estensione della ripresa. L’andamento della produzione industriale e le inchieste presso le imprese condotte dalla Banca d’Italia indicano che l’attività economica ha continuato a crescere moderatamente nei primi mesi dell’anno. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, intanto, la produzione industriale è scesa dello 0,5% congiunturale a febbraio mentre è salita dello 0,4% tendenziale.

Industrie e lavoro
C’è un generale riavvio degli investimenti da parte delle aziende a cui si accompagnano, però, consumi ancora deboli. “I giudizi delle imprese sulle condizioni per investire si sono riportati in linea con quelli precedenti la crisi del debito sovrano”, spiega l’ultimo Bollettino economico redatto da Bankitalia. “Vi sono inoltre segnali di stabilizzazione degli acquisti delle famiglie, con una modesta ripresa delle immatricolazioni di autovetture e con progressi nel clima di fiducia. La spesa per consumi resta tuttavia molto al di sotto del livello del 2007 e risente ancora delle prospettive dell’occupazione”.

Le condizioni sul mercato del lavoro restano difficili. La flessione dell’occupazione si è lievemente attenuata nella seconda metà del 2013 e le ore lavorate per addetto sono aumentate nell'industria, ma il tasso di disoccupazione ha raggiunto in febbraio il 13%. “Qualora la ripresa proseguisse al ritmo moderato attualmente delineato dalla maggior parte delle previsioni, il numero di occupati tornerebbe a crescere solo gradualmente, non prima della fine dell’anno”, spiega il report di Palazzo Koch.

Nei sondaggi più recenti, intanto, le imprese segnalano una lieve attenuazione della restrizione nelle condizioni di accesso al credito. “Non si è ancora verificata un'inversione di tendenza nella dinamica dei prestiti alle imprese”, dicono da Via Nazionale. “Il costo del credito per le società non finanziarie nel nostro paese resta superiore a quello dell’area dell'euro di circa 80 punti base”.

Regna ancora la cautela
Nel frattempo gli operatori stanno studiando il Documento di economia e finanza (Def) presentato dal governo Renzi. Nel 2013, sulla base dei dati diffusi dall’Istat, l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è rimasto al 3% del Pil (Prodotto interno lordo), nonostante la flessione dell'attività economica. Nei programmi del Governo presentati nel Def 2014 l’indebitamento netto potrebbe scendere ulteriormente al 2,6% nel 2014 e all'1,8% nel 2015. Il governo ha anche indicato che intende introdurre a breve misure di riduzione permanente del cuneo fiscale (uno sgravio dell’Irpef per i lavoratori con redditi bassi e dell'Irap per le imprese). Le risorse sarebbero reperite in larga parte attraverso la revisione della spesa.

“Nonostante i primi segnali di miglioramento della domanda interna, il quadro economico resta fragile”, conclude il Bollettino della Banca d’Italia. “Per il progressivo riassorbimento della disoccupazione - specie della componente giovanile, più colpita dalla crisi - è necessaria una crescita duratura e un’accresciuta capacità di innovazione delle aziende. Occorre che le politiche economiche sostengano la fiducia di imprese e famiglie, proseguano nella realizzazione delle riforme e assicurino la riduzione del peso del debito sul Pil, la cui velocità non dipende solo dalla gestione prudente delle finanze pubbliche, ma anche dall’espansione dell’attività economica”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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