Crisi in Ucraina e ripresa europea sono più legate di quanto possa sembrare a prima vista. Soprattutto in un momento in cui sui mercati si parla (anche se per negarla) di deflazione del Vecchio continente. Sul fronte geopolitico va segnalato che nei giorni scorsi il Parlamento della Crimea, con 78 voti favorevoli su 81 partecipanti al voto, ha dichiarato l’indipendenza della penisola ucraina. Un passo preliminare in vista del referendum di domenica sulla riannessione alla Russia. Il Parlamento della Crimea, peraltro, è considerato illegale dalle autorità di Kiev.
L’Europa fra Mosca e Kiev
Mentre la diplomazia internazionale è al lavoro e si parla di sanzioni contro la Russia, gli operatori provano a disegnare qualche scenario se la situazione dovesse radicalizzarsi ulteriormente. “Le ricadute negative non sarebbero certo limitate solo alla Russia, né come economia né come mercato. Il canale principale di trasmissione globale della crisi sul fronte economico per l’occidente sarebbe attraverso il costo delle materie prime”, spiega una nota firmata da Donatella Principe, Responsabile institutional business di Schroders Italia. “La connessa riduzione del potere d’acquisto colpirebbe in modo particolarmente duro le economie più fragili, come quelle periferiche europee, che stavano sperimentando i primi deboli segnali di ripresa. Se fino a ieri i timori nel Vecchio continente erano di deflazione (una situazione di calo dei prezzi durante la quale i consumatori aspettano ulteriori discese provocando un nuova frenata dell’economia, Ndr), il rischio reale diventerebbe invece quello di una stagflazione (aumento dei prezzi sommato a una mancata crescita, Ndr)”.
E la deflazione?
La convitata di pietra nel braccio di ferro fra Ucraina e Russia è proprio la crescita. La Bce nei giorni scorsi ha provato a rassicurare i mercati. “Con un tasso di inflazione nell’Eurozona allo 0,8%, chiaramente non siamo in deflazione ma stiamo piuttosto vivendo un periodo prolungato di bassa inflazione che sarà seguita da un movimento graduale al rialzo verso tassi di inflazione sotto, ma vicino al 2%”, ha detto il presidente dell’istituto monetario, Marcio Draghi, parlando al simposio sulla Stabilità Finanziaria e il ruolo delle Banche centrali organizzato dalla Bundesbank a Francoforte. “Certamente un’inflazione che rimanga bassa per troppo tempo è un rischio in sé. Implica che ci sia solo un piccolo margine di sicurezza rispetto allo zero. E questo rende gli sforzi di aggiustamento strutturali più difficili”.
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