All’inseguimento (cieco) dei rendimenti

Un’analisi Morningstar dimostra come negli ultimi 20 anni gli investitori si siano mossi inseguendo le perfomance passate, con il risultato di essere sempre in ritardo e di aver perso la ripresa post-crisi.

Valerio Baselli 04/12/2013 | 11:07
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- Gli investitori si lasciano guidare dalle emozioni, in particolar modo da avidità e paura, e questo ha serie conseguenze sulle performance.

- Questa tesi è supportata dai dati, come dimostra uno studio di Morningstar sui fondisti americani dal 1994 al 2013.

- Per evitare di essere troppo esposti a questa tendenza occorre seguire alcune semplici regole.

A tutti piacerebbe avere la palla di vetro, specialmente agli investitori. Tuttavia, prevedere quale asset class sarà la migliore, quale la peggiore, che titolo balzerà e quale precipiterà, è impossibile. Morninsgtar ha più volte messo in guardia i propri lettori rispetto ai pericoli del market timing. Eppure, l’evidenza empirica continua a dimostrare che l’investitore medio insegue ciecamente i rendimenti passati, si lascia invaghire dai trend di breve periodo e raramente riesce a resistere alle più potenti emozioni in materia di finanza: l’avidità e la paura.

Nel grafico sopra, gli analisti di Morningstar hanno sintetizzato uno studio in cui hanno confrontato i rendimenti medi dei fondi per tre macro categorie (azioni Usa, azioni internazionali e obbligazioni) con i flussi in entrata e in uscita dagli stessi fondi, dal 1994 al 2013 (l’universo oggetto dello studio è quello americano). Dal grafico si nota piuttosto chiaramente come i flussi in entrata aumentino subito dopo un rimbalzo e diminuiscano dopo un periodo negativo.

L’effetto della paura
In particolare, balza all’occhio il comportamento degli investitori dopo la crisi finanziaria:

- Dal 2008 in avanti, per cinque anni di fila si sono registrati flussi molto elevati verso i fondi a reddito fisso e riscatti dai fondi azionari. In questo caso, quindi, a guidare le scelte dei risparmiatori è stata la paura esplosa con la bolla dei subprime, la quale li ha tenuti lontano dall’equity nonostante l’evidente ripresa delle performance.

- Nel 2013 (i dati si fermano a fine agosto), si può notare come i flussi verso i fondi obbligazionari restino positivi, nonostante il rendimento negativo e la prospettiva di tassi d’interesse in salita.

Qual è il risultato di queste tendenze? Che spesso gli investitori entrano ai massimi ed escono ai minini, o che comunque gli entri in tasca un rendimento inferiore a quello del mercato. Come sempre, invece di inseguire le mode (il settore X, l’asset class Y, il paese Z o il fondo N ha guadagnato molto negli ultimi sei mesi e quindi me lo compro) bisogna avere un piano finanziario di lungo periodo solido e seguire alcune regole di base (clicca qui, per leggere i 10 consigli di Morningstar per investire bene).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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