Dove sta l'Economic moat

Lo scenario macro resta instabile ed eterogeneo. Secondo gli operatori conviene affidarsi all'analisi fondamentale per cercare i titoli con il miglior vantaggio competitivo e il prezzo più basso. Ecco quali sono. 

Marco Caprotti 22/10/2013 | 15:44
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“In uno scenario del genere è meglio restare concentrati su un singolo obiettivo: cercare le società con un buon vantaggio competitivo che sono trattate a prezzi ragionevoli”. Il quadro cui fa riferimento Lauren Migliore, direttore della ricerca azionaria intersettoriale di Morningstar è quello formato dalle azioni delle diverse banche centrali mondiali. Fra queste ci sono le indecisioni della Federal Reserve sull’opportunità di tagliare le iniezioni di liquidità (il cosiddetto tapering), le operazioni della Bank of Japan per dare sostegno alla politica economica aggressiva del premier Shinzo Abe e gli sforzi della Banca centrale europea per far uscire il Vecchio continente dalla crisi del debito. A tutto questo vanno sommate le scelte operate dagli istituti monetari dei mercati emergenti per far tornare gli investimenti nelle economie locali.

“Sono tutti fattori che rendono lo scenario macro globale instabile e variegato e che costringono gli investitori a una rigorosa selezione dei titoli utilizzando l’analisi fondamentale per cercare le aziende di maggiore qualità che trattano a sconto”, dice ancora Migliore. In altre parole quelle con il prezzo più basso e il migliore Economic moat (il vantaggio competitivo). L’idea che sta alla base di questo concetto è di identificare le aziende in grado di stare un passo avanti ai concorrenti per un lungo periodo. Il giudizio è suddiviso in tre livelli: ampio, medio, nullo.

Che faccia ha l'Economic moat
Per identificare le società con il miglior Economi moat gli analisti di Morningstar utilizzano una serie di parametri.

Le economie di scala: quando un’azienda è in grado di controllare i costi in settori come la produzione, le vendite e il marketing, per i concorrenti diventa difficile tenere il passo.

Bassi costi di produzione: l’abilità di fornire prodotti e servizi a prezzi più bassi rispetto ai concorrenti fornisce un grande vantaggio, soprattutto nel segmento delle commodity.

Brevetti e licenze: alcune aziende generano enormi profitti quando i loro prodotti o i mercati in cui operano sono controllati artificialmente e non dalle normali leggi economiche.

Cultura aziendale: può fare la differenza, ma è un elemento che va approcciato con cautela perché può dipendere da fattori culturali che variano da paese a paese.

Alti costi di passaggio: se una società è in grado di dare ai clienti prodotti e servizi che gli renderebbero complicato passare ad altri fornitori, allora può aumentare i prezzi di anno in anno realizzando grandi profitti.

L’effetto network: è difficile da creare ma può essere un’arma potente di vantaggio competitivo. Di solito è appannaggio delle aziende tecnologiche che riescono a inventare un prodotto o un servizio di cui di cui gli utenti non riescono a fare più a meno e che costringe altri a utilizzarli (ad esempio gli smartphone o i social network).  

Nei giorni scorsi Morningstar ha aggiornato il suo Wide Moat Focus Index che contiene i titoli con un ampio vantaggio competitivo in rapporto al valore e all’obiettivo di prezzo. Il paniere negli Stati Uniti è utilizzato anche come benchmark da replicare da alcuni emittenti di Etf (Exchange trader fund). Negli ultimi cinque anni ha dato un rendimento del 25,4% annuo contro il 18,3% dell’indice S&P500. 

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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