I mercati mondiali sembrano essere con il fiato sospeso. L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 15 ottobre e calcolato in euro) è rimasto praticamente invariato (+15,6% la performance da inizio anno). L’atteggiamento cauto è d’obbligo a fronte di un miglioramento generale della congiuntura globale cui fanno da contrappunto alcuni problemi di non facile soluzione. Secondo i dati elaborati dall’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, i leading indicator (tutti gli indicatori che sono utilizzati per predire l’evoluzione congiunturale) del 64% dei 37 maggiori paesi del mondo negli ultimi sei mesi hanno registrato un miglioramento. La produzione manifatturiera globale è cresciuta nell’82% degli stati più ricchi.
Le economie più grandi
Per quanto riguarda l’Europa, gli operatori parlano di inizio della fase di recupero dalla crisi del debito aiutata da una stabilizzazione dei mercati finanziari e da un aumento della produttività. Negli Stati Uniti la decisione della Federal Reserve di non procedere con il tapering (la riduzione delle iniezioni di liquidità o Quantitative easing) ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori. Questo, unito ai maggiori crediti erogati dalle banche a famiglie e imprese, depone a favore di una ripresa economica. Ci sono, tuttavia, dei rischi legati al livello di debito federale che ha portato al blocco delle attività governative e che potrebbe mandare gli Usa in default tecnico. Elementi che, se non risolti con formule adeguate, andranno a incidere sul ritmo della ripresa.
In Asia, intanto, il Giappone può fare affidamento su una politica di stimolo che sta spingendo l’economia. Nel frattempo in Cina stanno passando i timori di una recessione grazie anche a una politica di investimenti infrastrutturali promossa dal governo.
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